Cell
di Stephen King

Sperling & Kupfer, Milano, 2006,

Pagg. 503 + 24

€ 18.00

 

 

 





 

Cell
di Stephen King

 

Cosa succederebbe se, improvvisamente, attraverso i cellulari venisse trasmesso un impulso capace di far impazzire tutti coloro che in quel momento li stanno usando?

Probabilmente sarebbe un disastro, peggiore del fall out di una bomba atomica e del black out elettromagnetico che ne seguirebbe.

Questa è l’ipotesi da cui parte il re del brivido nel suo ultimo romanzo. In una Bodton devastata dall’esplodere di una sanguinosa e cruenta follia collettiva, un gruppetto di persone si ritrova a doversi difendere dai cellulati, coloro che parlavano al telefonino nel momento dell’arrivo dell’impulso e a dover fuggire dalla città – ben sapendo che quello che è successo lì, probabilmente sta succedendo in tutto il mondo raggiunto dalle reti telefoniche via etere, e forse anche da quelle fisse.

Da qui si sviluppa una vicenda on the road di cui Stephen King ci ha già dato altre prove, con momenti narrativi anche di buon livello, anche se il momento più forte, reso con potenza direttamente cinematografica, è quello iniziale, che apre il racconto, in cui lo scrittore descrive lo scatenarsi della catastrofe.

Diciamolo, però: Cell non è una delle cose migliori di King. Ha un’aria di incompiuto, di lasciato in superficie, laddove l’autore ci ha abituato a ben altre esplorazioni delle implicazioni delle sue ipotesi narrative. Non è comunque un horror in senso classico, ma ha, come al solito, una qualità di base che King riesce a garantire sempre: l’inquietudine che proviene dal percepire la maligna presenza dell’ignoto, di sfere altre di esistenza.

La domanda è: Da chi è stato scatenato l’impulso? Extraterrestri, servizi deviati, esseri provenienti dall’oscuro olimpo degli dei di cui King – e prima di lui Lovecraft sono i cantori?

Aspettiamo una risposta a questa domanda, magari in un seguito che potrebbe dare equilibrio – siamo abituati a fidarci del nostro re – a tutta la vicenda.

Un obiettivo – non sappiamo quanto consapevole – lo scrittore lo raggiunge: infilarci una pulce nell’orecchio (è il caso di dirlo) sulla nostra dipendenza dai telefonini e sulle sue implicazioni.

Anche qui, come in tanti romanzi di questi anni, si avverte in chiaroscuro l’incombere della percezione di quanto l’ambiente della Rete e dei flussi elettromagnetici assomigli alla dimensione soprannaturale ed esoterica dell’etere, del misticismo, delle forze alchemiche di cui scriveva Erik Davis.

In appendice, un estratto dal prossimo romanzo di Stephen King, Lisey’s Story.


 

Recensione di a. f.