LETTURE / SENZA PADRI


di Paolo Godani / Derive Approdi, Roma, 2014 / pp. 168, € 12,00


 

Alla ricerca del Padre perduto? No

di Antonio Iannotta

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I pericoli della "società senza padri"

sono stati spesso denunciati,

ma non c'è pericolo più grande

del ritorno del padre

Gilles Deleuze

 

Uno dei temi fondamentali del dibattito filosofico degli ultimi anni ruota intorno a quella che Jacques Lacan per tempo ha individuato come "evaporazione" del padre, o dissoluzione della figura paterna. Questo concetto per Lacan va inteso come elemento costitutivo di un tempo, il nostro, dominato dal capitalismo, con tutto il necessario corredo di limiti e legami, e dai mercati comuni. Da Jean-Claude Milner ad Alain Badiou, da Massimo Recalcati a Slavoj Žižek, passando per il lavoro fondamentale di Gilles Deleuze e Félix Guattari, seguendo percorsi diversi e a volte in piena contrapposizione tra loro, una schiera di pensatori ha dato rilevanza, spessore e tramatura (non solo) filosofica a questo assunto. Da qualche anno poi Gabriele Frasca, ha dedicato un'impresa critico-teorica poderosa proprio al tema del "padre interdetto". La "costellazione di saggi" a cui Frasca sta dando vita, progettata in sei volumi, ha portato alla realizzazione di una monografia su James Joyce, una su Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda, e una, recentissima, su Samuel Beckett.

Il padre, o il Nome del Padre se si vuole seguire alla lettera il lessico lacaniano, rappresenta la Legge e il Limite, e una società come insieme fondato sul principio dell'assenza strutturale del limite implicherebbe la dissoluzione conseguente della politica. Nella prospettiva di Lacan, la Legge e il desiderio sono inestricabilmente uniti, tanto che la Legge va considerata come condizione necessaria del desiderio. "Se l’umanità può essere salvata – argomenta Gilles Deleuze – è solo nella dissoluzione, nella decomposizione della funzione paterna" (Deleuze, Agamben, 1993). Che cosa significa questo assunto per Paolo Godani, autore di un saggio programmaticamente titolato Senza padri. Economia del desiderio e condizioni di libertà nel capitalismo contemporaneo? Godani chiosa la riflessione di Deleuze sottolineando come "è solo da questa dissoluzione del legame di filiazione che potrà nascere una società di fratelli e sorelle, una comunanza di celibi, una comunità di individui anarchici".

La questione ovviamente è assai più complessa e non la si può risolvere in un paio di battute.

Quello che interessa qui sottolineare è innanzitutto l'impostazione del lavoro. Godani parte dalla critica di un discorso dominante delle filosofia contemporanea, quello sulla crisi della figura e dell'autorità paterna appunto, e cerca di elaborare una lettura del presente. L'evaporazione del padre non solo è condizione di una sorta di uguaglianza ma darebbe luogo ad una concezione nuova dell'individualità. Il venir meno dei limiti, o la loro costante messa in discussione, il loro sfilacciamento crea per Godani, e non solo per lui, un'economia del godimento che coinciderebbe con l'essenza stessa del capitalismo contemporaneo. Come si può uscire da questo impasse? Il ritorno all'ordine sembrerebbe venire da autori impegnati a pensare le attuali condizioni della libertà. Ma il ritorno all’ordine, ovvero la reazione, è davvero l’unica strada possibile? Oppure, aggiungiamo noi: il ritorno all'ordine deve davvero essere inteso come reazione?

La strada intrapresa qui da Godani è ancora più ambiziosa: scorgere nella dissoluzione dei limiti e dei legami la condizione dell’emergere di nuovi modi di soggettivazione, sulla strada non facile di una sorta di superamento delle individualità che possa configurare nuove comunità di uguali, o presunti tali. Una nuova fratellanza. Come dimostra in maniera flagrante uno dei capolavori della cinematografia recente, Gran Torino (2008) di Clint Eastwood.

Non è secondario sottolineare infatti come l'impegnativa analisi di Godani si faccia a dir poco appassionante quando incrocia alcuni notevoli prodotti culturali della letteratura e del cinema.

Sulla letteratura per esempio Godani, si sofferma su Madame Bovary (1856) di Gustave Flaubert, e su quella sorta di cortocircuito democratico posto in essere dallo stile del romanzo. Tutte le cose, animate e inanimate, sono poste sullo stesso piano da Flaubert. Con la conseguente deflagrazione del principium individuationis. Commenta Godani: "È la caduta dell’ideale, l’evaporazione del padre simbolico, la fine del principio capace di ordinare dignitosamente l’alto e il basso, il nobile e il volgare, le parole e le cose". Su Madame Bovary poi ci si sofferma sulla "malattia" di cui soffre Emma, sulla sua "isteria", da combattere con una produttiva "schizofrenia" (cfr. Deleuze, Guattari, 2003). La sua testa parrebbe essere continuamente frastornata, come incantata dal medium stesso della letteratura, che opera a stretto contatto con la rete del capitalismo, a quell'altezza già pienamente dispiegato e operante. Frasca a proposito commenta in maniera assai efficace, ai fini del discorso svolto nel saggio di Godani: "La merce è la simultaneità [...] di res, verba e signa, le cose rifatte con la stessa materia impalpabile dei libri, l'informazione non genetica definitivamente estroflessa, tangibile e compulsabile, qui e ora, e praticamente sempre, vendibile e rivendibile, in una libera fluttuazione di valore: in essa si solidificano i flussi, direttamente dipendenti dalle logiche del capitalismo oramai conclamato, del lavoro e della conoscenza, connessi in un di più, in un eccesso di produzione che occorre a rileggere [...] la vita stessa". È precisamente qui che si situa la "malattia" di Emma, in questa incapacità di leggere il mondo se non con gli occhiali, o le lenti a contatto, o la pelle dell'immaginario che sempre ci riveste. Diciamolo in altri termini: Emma legge il mondo come legge i romanzi che ama, legge per leggersi nel mondo, e i lettori di Madame Bovary leggono di personaggi che a loro volta si leggono nel mondo. Sono questi i vincoli che legano in una maglia vieppiù stretta i rapporti tra i personaggi del romanzo e i lettori che vi si connettono. E i legami sono la metafora che la collegano con l'altro grande tema che attraversa questo discorso: l'immaginario o, per dirla con Žižek, l'epidemia dell'immaginario. "Non è il denaro forse il vincolo di tutti i vincoli? Non può esso sciogliere e stringere ogni vincolo? E quindi non è forse anche il dissolvitore universale? Il denaro è tanto la vera moneta spicciola quanto il vero cemento, la forza galvano-chimica della società" (Žižek, 1994). Karl Marx docet, e siamo dalle parti dei Manoscritti economico-filosofici, pubblicati una decina d'anni prima del romanzo flaubertiano.

Capitalismo e schizofrenia sono dunque i due concetti chiave che attraversano sotterraneamente le pagine di Godani. Capitalismo inteso foucaultianamente non tanto come "struttura economica" ma come "formazione sociale, nella quale gli apparati istituzionali, i dispositivi di potere sociale, politico ed economico, giocano un ruolo determinante". Il riferimento diretto è quindi alle pagine dei due fondamentali saggi di Deleuze e Guattari: L'Anti-Edipo (Deleuze, Guattari, 1975) e Mille piani (Deleuze, Guattari, 2003). Per il filosofo e lo psicanalista francese non esiste desiderio come pura energia; piuttosto il desiderio può esistere solo come "macchinazione o concatenazione di elementi reali, cioè appunto come pratica e come produzione misurate sempre ai propri limiti immanenti". E sia detto per inciso, seguendo un'utile indicazione di Frasca (2004): più che "concatenazioni" o "macchinazioni" sarebbe meglio parlare, traducendo il concetto fondamentale di "agencement" che sostituisce quello di "macchina desiderante" nel transito da L'Anti-Edipo a Mille piani, di "congegno": si tratta infatti sempre di "ingegnare" e "combinare". "Tali limiti", è ancora Godani a commentare, "non sono affatto evaporati nella società contemporanea: si rinuncia, si sublima e si rilancia costantemente, ci si progetta senza sosta al di là del godimento immediato, in ogni settore produttivo, in ogni classe sociale, in ogni circostanza della vita, a ogni età". È questo il Dna del capitalismo per Deleuze e Guattari: la tendenza alla decodificazione e alla deterritorializzazione deve sempre essere ricodificata e riterritorializzata. Le funzioni repressive vengono ripristinate sotto altre forme, costantemente. La schizofrenia, ci dicono, è "il limite della nostra società, ma il limite sempre scongiurato, represso, aborrito". La schizofrenia è la condizione d’esistenza della dinamica capitalista e anche il limite esterno del capitalismo, la condizione di possibilità della sua (eventuale) dissoluzione.

"La schizofrenia", continua Godani, è "la malattia del nostro tempo, di un tempo senza padri. Ma l’insegnamento che possiamo trarre [...] è che in questa malattia si cela la cura a un male ben peggiore: il ritorno dei padri". Detto in altri termini: se assumiamo la schizofrenia come la malattia costitutiva del nostro tempo è perché, secondo la visione di Godani, "abbiamo rinunciato in anticipo alla tutela della legge e alla sua garanzia". La conseguenza logica di questo ragionamento ovviamente non implica la scomparsa della legge di "nuovi" padri anche nel cuore della formazione sociale nella quale non possiamo non trovarci a vivere.

Chiudiamo su Gran Torino. Il film di Eastwood prima evocato, anche se non è oggetto diretto dell'analisi di Godani, offre una chiara esemplificazione di cosa significhi resistere, oggi, e offrire la possibilità di instaurare una di quelle comunità di celibi di cui si diceva all'inizio. Veterano della guerra in Corea, grande rimosso collettivo per gli Stati Uniti, Walt Kowalski, interpretato da un magnifico Eastwood che segna così una sorta di testamento attoriale, ha da poco perso la moglie e la presenza dei figli con le relative famiglie al funerale non gli è di alcun conforto. Non ha e non vuole avere nessun rapporto con la sua famiglia biologica, che sembrerebbe covare più di un interesse nei confronti della sua eredità. Walt d'altro canto non sopporta di avere come vicini una famiglia di asiatici. Le uniche sue passioni sembrerebbero essere la birra, il cane e un'auto modello Gran Torino. La sua vita inaspettatamente cambia il giorno in cui il giovane vicino Thao, obbligato dalla gang capeggiata dal cugino Spider, si introduce nel suo garage per rubare la preziosa auto. Walt glielo impedisce e lo mette in fuga. Di lì a poco però Walt sottrae Thao alla violenza del branco ottenendo la riconoscenza della sua famiglia. Se la figura del reduce è la metafora perfetta della vera essenza del nord-americano e dell'uomo occidentale tout court, è nella contrapposizione tra i rapporti familiari, sempre astiosi e solo di facciata, e nella per nulla scontata amicizia tra Walt e Thao che si svolge la partita interessante ai fini del nostro discorso. È solo nel rapporto solidale extrabiologico tra uomini che si scelgono, tra amici che decidono di esserlo, che si può trasmettere un'autentica eredità, che si può dare vita a un rapporto tra simili in grado di mutare in meglio la società, o di resistere alle sue angherie. È questa la nuova fratellanza di cui si diceva. È questa una possibile comunità di uguali, di anarchici, di celibi che si mette di traverso al concetto di individualità consustanziale al capitalismo come unico orizzonte possibile. Fino al sacrificio della vita: Walt rinuncia a vivere per ristabilire l'ordine delle cose, per reintrodurre un limite simbolico e spostare gli equilibri nella vita di Thao.

 

 


 

LETTURE

Gilles, Deleuze, Giorgio Agamben, Bartebly, o la formula della creazione, Quodlibet, Macerata, 1993.
Gilles Deleuze, Félix Guattari, L'Anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia, Einaudi, Torino, 1975.
Gilles Deleuze, Félix Guattari, Millepiani. Capitalismo e schizofrenia, Cooper Castelvecchi, Roma, 2003.
Michel Foucault, Nascita della biopolitica. Corso al Collège de France (1978-1979), Feltrinelli, Milano, 2005.
Gabriele Frasca, Su e giù con i figli del deserto, in l'espressione, numero 0, Cronopio, Napoli, 2004.
Gabriele Frasca, La lettera che muore. La "letteratura" nel reticolo mediale, Meltemi, Roma, 2005.
Jacques Lacan, Il seminario. Libro XVII. Il rovescio della psicoanalisi (1969-1970), Einaudi, Torino, 2001.
Jacques Lacan, Nota sul padre e l'universalismo, in La psicanalisi, numero 33, Astrolabio - Ubaldini, Roma, 2003.
Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, Einaudi, Torino, 2004.
Massimo Recalcati, Cosa resta del padre? La paternità nell'epoca ipermoderna, Cortina, Milano, 2011.
Slavoj Žižek, L'epidemia dell'immaginario, Meltemi, Roma, 2004.

 

VISIONI

Clint Eastwood, Gran Torino, Warner Home Video, 2009 (home video).