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Sono trascorsi quasi vent’anni dall’uscita di Wrong Movements. A Robert Wyatt History, la biografia di Robert Wyatt scritta da Michael King (www.quadernidaltritempi.eu/numero25).
Venne pubblicata nel 1994 (SAF Publishing, LTD, Wembley, Middlesex) e nello stesso anno apparve anche in Italia, (Arcana Editrice), nella traduzione di Alessandro Achilli, con il titolo Falsi Movimenti.
Ne proponiamo un estratto, l’intero capitolo 1968 (pp. 58-63). Analogamente agli altri, il titolo indica l’anno che documenta, ad esclusione del primo capitolo, che invece inquadra un arco temporale più ampio: 1945-1962. Lo utilizziamo come un fermo immagine di una vita che anno dopo anno scorre come un’avventura. King ha costruito una imponente sequenza di eventi importanti e di dettagli, anche marginali, pescando nel mare dei ricordi e della cronaca, nella storia della musica e nelle vicende personali, dando diritto di cittadinanza ai “mi sembra”, “mi pare di ricordare”, “potrebbe essere andata in questo modo” così come agli episodi documentati con certezza, fino a tratteggiare un ritratto il più possibile veritiero, sebbene si continui a sospettare la biografia di essere un genere letterario, quindi di sottostare al dominio della fiction, non di essere un veritiero documentare. In ogni caso, l’orologio della cronica di King si ferma al marzo 1993, ma il tempo ha marciato inesorabile e molto da allora è accaduto.

 

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È successo che lo stesso King ha fatto in tempo a creare nel 2007 una raffinata etichetta discografica, la Reel Recordings e a chiuderla nell’estate 2013. Il prezioso catalogo include anche un live dei Soft Machine ancora con Wyatt, forse il live più bello dei molti inediti pubblicati in questi venti anni: Live At Henie Onstad Art Centre 1971

Per rimanere al solo ambito discografico è successo che i primi quattro album ufficiali dei Soft Machine, quelli con Wyatt sono stati rimasterizzati e rimessi in circolazione, che la Cuneiform Records ha pubblicato ben cinque album con materiale inedito registrato da Wyatt con i Soft Machine: Spaced, Virtually, Noisette, Backwards e Grides che regala anche un filmato della band in dvd. Registrazioni dal vivo, in concerto o negli studi radiofonici di Radio Brema, tranne il primo disco che contiene musiche per un happening multimediale, a conferma del ritmo impressionante del loro girovagare.

 

È successo che l’etichetta Domino ha ripubblicato tutti i dischi che Wyatt ha inciso a proprio nome, con la sola eccezione dell’album solistico d’esordio, End of an Ear. Questo e i due microsolchi dei Matching Mole (con inediti o quasi) sono stati rimasterizzati e ristampati dalla Esoteric Records. È successo soprattutto che Wyatt ha fabbricato quattro nuovi album: Shleep (1997), Cuckooland (2003), Comicopera (2007), The Ghosts Within’ (2010, co-firmato con Gilad Atzom e Ros Stephen). 

È successo anche che è stato restaurato/stampato il concerto dell’8 settembre 1974 al Royal Drury Lane, quello del ritorno in scena, dopo il tragico volo dell’anno precedente, in compagnia di un mucchio di amici, da Julie Tippetts a Fred Frith, da Hugh Hopper a Mongezi Feza.

 

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photo by Mike Ellidge

 

È successo che sono saltate fuori per intero e finalmente pubblicate le registrazioni del febbraio 1981 negli studi di Radio Tre, che Wyatt ha continuato a prestare la sua voce ai progetti più disparati: direttamente, come nei dischi di Pascal Comelade, di Barbara Morgenstern, o dei Fish Out Of Water, oppure ancora campionata, per esempio da Björk. È successo che altre sue presenze sono state rese pubbliche proprio dai nastri restaurati da Michael King, in dischi firmati da Kevin Ayers & the Whole World e dal duo composto da G.F. Fitz-Gerald e Lol Coxhill. È successo anche che sono spuntati un po’ di dischi omaggio, quello italiano The Different You. Robert Wyatt e noi (1998), quelli francesi MW pour Robert Wyatt (2001) e Around Robert Wyatt (2009, con l’Orchestre National de Jazz) e quelli anglosassoni: Soupsongs, portato anche in tournée da Annie Whitehead e il bootleg A Tribute To Robert Wyatt (1998).

 

È successo che per spingersi dove la voce non arriva più, Wyatt si cimenta a volte con la cornetta, come ha fatto in Clear Frame (2007, insieme a Coxhill, Hopper, Charles Hayward e Orphy Robinson) e anche nel citato The Ghosts Within’.

Purtroppo è successo che alcuni dei suoi amici e compagni d’avventure se ne sono andati in questi ultimi anni: Kevin Ayers, Hugh Hopper, Elton Dean, Lol Coxhill, Lindsay Cooper. È successo ancora altro, di recente che la Cuneiform ha estratto in una vecchia cava ormai abbandonata i nastri delle sedute di registrazione nei T.T.G. Studios di Hollywood e The Record Plant di New York risalenti all’autunno del 1968. 

Sono quattro registrazioni che arrivano dopo dodici mesi percorsi a velocità stratosferica come documenta il testo di King. Una delle quattro pepite, Chelsa, era sfuggita anche all’enciclopedico biografo, ma dei quattro ritrovamenti si parla altrove nei testi che seguono.

 

Qui c’è il racconto di un anno vissuto pericolosamente. E non fu il solo.


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da Graham Bennet, Soft Machine Out-Bloody-Rageous, Saf Publishing, 2005