quando diabolik non c'era
Quando Diabolik non c'era, Il Grande Diabolik n. 7, 2003, disegno da pag. 98.
Soggetto e sceneggiatura: Sandro Dazieri e Tito Faraci, matite e china: Giuseppe Palumbo e Emanuele Barison

05. EVA PRIMA DI EVA

di Nadia Riccio
 

Nel 2003 vede la luce un albo speciale primaverile dedicato al passato di Eva Kant prima del suo incontro con Diabolik (che, com’è noto, era avvenuto nel terzo numero della serie, pubblicato proprio quarant’anni prima, nel 1963 – si veda in questo numero È l’uomo per me di Laura Pasotti, ndr). Il volume dal gran formato è rieditato l’anno successivo in una più elegante veste cartonata. La scrittura è affidata a Tito Faraci e Sandrone Dazieri, le tavole sono di Giuseppe Palumbo e Emanuele Barison: al primo è affidata tutta la vicenda, narrata in flash back, del passato di Eva; il secondo disegna la cornice dalla quale il ricordo prende le mosse e la sua conclusione, marcando visivamente la soglia tra i due piani di narrazione.

Il volume si apre nel quartiere degli affari di Clerville. Nelle prime sette tavole vengono presentati vari personaggi e, sin da principio, il nostro sguardo indaga per indovinare sotto quale dei volti si nasconderà Diabolik: nell’ottava tavola apprendiamo che è il tecnico degli ascensori e sta mettendo a segno l’ennesimo colpo ingegnoso. Questa volta però il bottino è nascosto agli occhi dei lettori, ci viene fornito solo un criptico indizio. Diabolik pensa, vedendolo: “Me lo ricordo bene! Anche se, in un certo senso, questa è la prima volta che lo vedo davvero!”. Cosa sarà mai il prezioso oggetto che, veniamo a sapere poco dopo, è un regalo per Eva che dovrebbe suscitare in lei piacevole stupore?

 

quando diabolik non c'era

La vicenda continua in uno dei rifugi della coppia. Eva legge assorta, sorseggiando un bicchiere di vino, Diabolik sopraggiunge e i due scambiano alcune battute affettuose, dalle quali apprendiamo che è l’anniversario del loro primo incontro. La conversazione tra i due rientra pienamente in un cliché di vita coniugale (come sempre accade nella dimensione “domestica” della coppia criminale): lui scherza sull’ipotesi che avesse dimenticato la ricorrenza, lei annuisce e poi resta sorpresa dalla cena a lume di candela organizzata da lui; a tavola, più tardi, rievocano il loro primo incontro, a due voci... In questa conversazione abbiamo un primo accenno a quello che sarà il cuore dell’albo, il “prima” che Diabolik non conosce, il passato a lui ignoto ma che immagina “ci sia un buon motivo” se lei gli ha taciuto. Al culmine della serata, quando Diabolik offre il suo “piatto forte”, il romanticismo si spezza e scoppia la crisi. Scopriamo, insieme con Eva, che il misterioso gioiello altro non è che il Diamante Rosa, la pietra che li aveva fatti incontrare e che è legata, appunto, al passato di Lady Kant. La vista dell’oggetto sconvolge Eva, che scappa via in lacrime, chiedendo di esser lasciata sola, senza domande, perché lei non vuole, non vuole ricordare... Ma ovviamente i ricordi cominciano a scorrere impetuosi, in un montaggio analogico che passa dall’occhio lacrimoso della Eva di oggi a quello acceso di entusiasmo di una ragazzina.

 

quando diabolik non c'eraquando diabolik non c'era

 

Faraci e Dazieri hanno ricostruito il passato di Eva ricomponendo gli indizi apparsi in quarant’anni di albi e vi hanno aggiunto molto di più. Veniamo a sapere in dettaglio allora di come sia morta suicida la madre Caterina, illusa e ingannata da Rodolfo Kant e vittima della perfidia di Lord Anthony. Scopriamo che Eva, già ragazzina, è coraggiosa, energica ed ama le sfide. Sappiamo anche che è stata rinchiusa per alcuni anni in un collegio gestito da sadiche istitutrici e che da lì è riuscita a scappare con un abile inganno. La ritroviamo anni dopo in Sud Africa, cantante di night club e... spia industriale che si è fatta la fama di essere “una tosta e [che] sa farsi rispettare”. Ed è proprio in questa veste che ha l’occasione di rincontrare il perfido Lord Anthony, suo zio, che ovviamente ne ignora l’identità. Eva porta così a compimento il piano di vendetta maturato negli anni: farsi sposare, diventare di diritto una Kant e rivelare ad Anthony il proprio odio. Scopriamo anche come avviene la morte di Lord Anthony e quale sia la reale responsabilità di Eva nell’accaduto.

Alla fine del ricordo, Diabolik raggiunge Eva per un chiarimento, i due si riappacificano e, di comune accordo, gettano via il diamante.

La sequenza conclusiva ci fornisce la chiave di lettura di tutto l’albo, nonché una metariflessione sulla natura stessa della serie. Il volume infatti si presenta nella sua interezza come tradimento delle convenzioni consolidate della serie Astorina. Nelle uscite regolari di Diabolik il rapporto fra Eva e il Re del Terrore sembra calato nella dimensione astorica di un eterno presente, non c’è passato, non c’è futuro, non è dato comprendere quali siano le loro pulsioni profonde, perché agiscano come fanno. Si muovono sostanzialmente in una condizione di sospensione etica e temporale. In quest’albo (che è appunto una delle uscite “fuori serie”), invece, Diabolik compie il furto perché ritiene che il gioiello abbia per Eva un particolare valore affettivo. Tutta la vicenda di Eva è poi sviluppata intorno ad una costruzione della motivazione della protagonista – consolidata in sceneggiatura – che la sostiene per anni. Alcune delle azioni di Eva inoltre sono connotate da un seppur labile senso di umanità: si vendica in collegio della compagna traditrice, prova pena per il complice soffocato e compassione per la pantera che Lord Anthony intende sopprimere...

Quando l’albo si conclude, però, l’ordine viene ripristinato attraverso un dialogo esplicito.

 

Eva: “Scusami tesoro... per come ti ho piantato in asso... ma... io...”

 

Diabolik: “Calmati per favore. Tu non mi devi nessuna spiegazione. Credevo che riavere quel gioiello ti avrebbe reso felice. E invece è chiaro che ha destato in te dei brutti ricordi. Mi dispiace, non potevo sapere... né lo voglio. Tu hai i tuoi segreti ed io ho i miei. È giusto così. Tutto ciò che è successo prima del nostro incontro non ha più importanza, appartiene al passato”.

 

Se per un breve momento l’andamento della serie è stato interrotto (anche tipograficamente, come accade con le uscite speciali in gran formato e, all’interno del volume, con l’alternarsi di Barison e Palumbo) si è però pronti a tornare alla regolarità delle uscite periodiche.

Nella ricostruzione della vita di Eva Kant è possibile reperire un catalogo molto ricco di figure femminili che ne influenzano la formazione. Il percorso che la porta a divenire la compagna del Re del Terrore ha una struttura narrativa di tipo classico, che evoca il romanzo dell’Ottocento (un po’ William M. Thackeray, un po’ Emily Brontë): Eva è cresciuta senza una figura paterna. La madre ha amato in gioventù Rodolfo Kant, padre di Eva, ma quest’ultimo non ha mai hai avuto il coraggio di opporsi alla propria famiglia, nobile, per sposare una donna di umili origini. Eva tuttavia ha potuto godere di taluni privilegi grazie a delle lettere con le quali la madre tiene in scacco Rodolfo. La figura di Caterina, la madre, così come si delinea nelle prime tavole del flashback, è quella di una donna sostanzialmente debole, succube di Rodolfo, del quale è rimasta innamorata negli anni, nonostante le umiliazioni subite (veniamo a sapere che ha avuto il coraggio di ordire il ricatto delle lettere solo per garantire il benessere della piccola Eva). È una donna estremamente ingenua, che si lascia facilmente circuire ma, soprattutto, è una donna emotivamente fragile, che si dà la morte quando si scopre ingannata. Dalla vicenda materna Eva impara una dura lezione sugli uomini.

 

quando diabolik non c'eraquando diabolik non c'era

 

Negli anni che seguono la perdita della madre Eva apprende a diffidare anche dell’universo femminile: la sua esperienza nel collegio in cui viene rinchiusa le mostra che le passioni possono essere causa di gravi sofferenze (come accade all’amica golosa o a quella che legge fumetti) e la mette in contatto con la più subdola delle attitudini nei confronti del potere maschile, quello della direttrice, che si sottomette in una complicità gregaria al volere di Lord Anthony. Sempre in collegio, Eva scopre la perversione sadica che può manifestarsi, in un regime di detenzione, tra le sorveglianti e le sorvegliate (e spesso, nella serie, sarà proprio nei confronti di altre donne sequestrate che Eva manifesterà barlumi di clemenza).

Quando riesce a scappare dal collegio il suo “apprendistato alla crudeltà” è di fatto compiuto. Notiamo che per la fuga la giovane mette in atto il suo primo travestimento, facendosi passare, bendata, per una compagna ustionata… Quando la ritroviamo anni dopo, in Sud Africa, spia industriale sotto la copertura da cantante di night, è una donna splendida, consapevole della propria bellezza e del proprio potere. Proprio questo potere le consentirà di attuare il piano di vendetta nei confronti dello zio, dal quale si farà sposare: Lord Anthony cade nella trappola di quella che ignora essere sua nipote e che lo seduce negandosi ripetutamente. Solo dopo le nozze Eva gli rivela l’atroce verità, causandogli un grave malore. La tensione tra i due coniugi, legati dal disprezzo, cresce in un climax che esplode nella gabbia delle belve, laddove Eva è costretta ad evocare la propria natura ferina per sopravvivere (e Palumbo costruisce qui un serratissimo montaggio di tavole, in cui lo sguardo di Eva si confonde con quello della pantera nera).

Nell’allontanarsi dalla dimora coniugale, in cui giace il corpo dilaniato di Lord Anthony, Eva, sembra suggerire la prospettiva, sta lasciando alle spalle anche il proprio passato, con tutto il dolore che l’ha connotato. Non può essere un trascurabile dettaglio il fatto che solo in queste ultime tavole Eva assuma come pettinatura il composto chignon che (pur non caratterizzando in modo rigido i primi albi della serie) negli anni è diventato il marchio del suo stile elegante.

Tra le tante possibili piste di lettura che quest’albo dalla scrittura sapiente offre, un’ultima merita la nostra attenzione. Molte pagine sono state spese per celebrare (da parte di alcuni) o per deplorare (da parte di altri) il modello di vita familiare proposto da Eva e Diabolik, ovvero quello di una coppia che negli anni non solo è stata complice ma si è fatta via via più solidale, presentando al proprio interno un esempio di emancipazione femminile che ha viaggiato con notevole anticipo sull’evoluzione dei costumi italiani. In questo speciale fuori serie dedicato ad Eva gli autori sembrano offrirci una solida giustificazione per l’avversione che la donna potrebbe provare per il vincolo coniugale. Il matrimonio appare infatti per ben tre volte, in tre declinazioni l’una più meschina dell’altra. Nel primo caso è il legame pubblico che non viene mai stretto tra Caterina e Rodolfo, ma che l’uomo utilizza come lusinga per attuare il proprio inganno. In un secondo momento è ancora Rodolfo protagonista, questa volta di un matrimonio che si compie per interesse, con un’altra nobile. Infine c’è il matrimonio tra Eva e Lord Anthony che, se per Eva è il passaggio necessario a compiere la propria vendetta, per Lord Anthony è un atto di appropriazione: solo attraverso il matrimonio infatti potrà ottenere la preda desiderata quanto sfuggente.

E allora, a fronte di questi legami subdoli e violenti, l’unione con Diabolik, appassionata ma rispettosa, è innegabilmente un luogo di felicità equilibrata, come suggerisce la simmetria ordinata dell’ultimo disegno, nel quale i due si abbracciano al chiaro di luna, nel patio della villa sul lago.

 

quando diabolik non c'era

 

space
l'arresto di diabolik
space quando diabolik non c'era