ASCOLTI / L'IMMAGINAZIONE IN ASCOLTO - PRIX ITALIA


di AA.VV., Die Schachtel - Rai Trade Edizioni Musicali, 2012


Radiodrammi, un'altra Rai è possibile

di Valentina Bertolani

 

L’etichetta discografica milanese Die Schachtel ha pubblicato un cofanetto, affidato alla cura di Angela Ida De Benedictis, musicologa e docente presso l’Università di Pavia (Facoltà di Musicologia), e di Maddalena Novati, consulente musicale Rai Produzione Radiofonia e responsabile dell'archivio di Fonologia. Il cofanetto in questione comprende, su sei cd, sette radiodrammi che hanno partecipato al prestigioso Prix Italia tra il 1959 e il 1981, corredati da un libro bilingue italiano-inglese di quasi quattrocento pagine.

Se la prima idea per questa recensione era quella di introdurre il lettore alla scena musicale italiana di quegli anni, delineare il profilo di compositori che hanno lasciato il segno nella storia della musica del secondo Novecento (e di oggi) non solo in Italia ma nel mondo, una volta avuto fra le mani lo splendido cofanetto, l’impostazione è subito stata modificata. Infatti, meglio lasciare quest’arduo compito alle meravigliose e (ancora) sorprendenti registrazioni sapientemente scelte dalle curatrici e ai preziosi contributi presenti nel libro. Si è deciso allora di parlare del prodotto editoriale, visto l’alto profilo mantenuto nei contenuti e nella presentazione. Infatti, oggetti come questo, che riescono a bilanciare in una magica alchimia l’aspetto divulgativo e scientifico, sono una tale rarità nel panorama italiano che sicuramente vale la pena dedicare del tempo per spiegare meglio i contenuti di un progetto editoriale tanto ardito quanto meritevole dell’attenzione del grande pubblico, e non solamente di una nicchia.

Ma, procedendo con ordine: cos’è un radiodramma? Cos’è il Prix Italia? Semplificando, il radiodramma è un’opera assimilabile ad un testo di tipo teatrale scritto espressamente per la radio. Solitamente il radiodramma è un lavoro relativamente breve, che può essere eventualmente anche diviso in parti (tipicamente due o tre, seguendo lo stile degli atti teatrali). Altra caratteristica del radiodramma è da considerarsi la sua originalità, per cui ad esempio si escluderebbero le riduzioni per la radio di opere concepite per altri canali di diffusione.

I primi esperimenti di questo genere si possono datare intorno agli anni Venti del secolo scorso e trovano posto in tutte le principali stazioni radiofoniche europee. In Italia il primo "adattamento radiofonico" di un'opera teatrale è stato trasmesso nel 1927 dalla sede di Milano dell'EIAR: Venerdì 13 di Mario Vugliano, ma il primo radiodramma italiano risale invece al 3 novembre 1929 ed è L’anello di Teodosio di Luigi Chiarelli. Negli anni Trenta, importanti autori come Samuel Beckett, Friedrich Dürrenmatt, Bertolt Brecht e tra gli italiani Filippo Tommaso Marinetti, Ottorino Respighi e Guido Piovene, si sono cimentati con questo genere.

Nel secondo dopoguerra il radiodramma ha conosciuto una stagione di grande successo e, a soli due anni e mezzo dalla fine del conflitto, comincia la storia del Prix Italia, il più importante concorso radiofonico internazionale, promosso dalle figure di Salvino Sernesi, Giulio Razzi e Sergio Pugliese, tre alti funzionari della Rai. La prima edizione del Premio ha avuto luogo nel 1949 a Venezia e dalla seconda edizione del 1950 si è deciso “che il concorso dovesse sì privilegiare «opere create appositamente per la radio», ma essere aperto nondimeno anche a creazioni improntate da «un carattere tale per cui questo mezzo di espressione convenga loro meglio di ogni altro. Le opere presentate devono avere delle qualità estetiche notevoli e contenere degli elementi che perfezionino e arricchiscano l’esperienza radiofonica».

Per le opere presentate, inoltre, non era richiesta la condizione di inedito, ma un limite massimo di due anni dalla loro prima radiodiffusione. Le categorie ammesse al concorso si suddividevano in «musicale» e «letteraria» e, dal 1953, ogni edizione vedeva premiata un’«opera musicale con testo» e un’«opera letteraria o drammatica con o senza musica»”, come scrivono come scrivono De Benedictis e Novati, citando Il nuovo regolamento del «Premio Italia» pubblicato nel 1950 sul Radiocorriere.

Questa preoccupazione “nasceva probabilmente dalla presa di coscienza del profondo iato che caratterizzava un ambiente in cui «vi era una differenza enorme fra l’attività artistica radiofonica, puramente riproduttiva, e quella creativa»” come scrisse Salvino Sernesi sul Radiocorriere nel 1948, qui citato dalle curatrici. Il panorama è vasto e la produzione di radiodrammi in Italia fu decisamente copiosa. Come spiegano ancora le due curatrici dell’edizione, la scelta (non facile) dei lavori da pubblicare è stata guidata da una duplice intenzione: da un lato si sono privilegiate le opere che meglio si sono integrate con il mezzo, a prescindere dai risultati ottenuti al concorso; dall’altro si è voluto rendere omaggio allo Studio di Fonologia di Milano della Rai, un luogo cruciale per l’avanguardia musicale in Italia, da dove molte di queste opere sono passate prima della competizione, quando addirittura non sono state interamente realizzate all’interno dello studio.

Le opere che trovano posto in questa edizione sono quindi: Don Perlimplin (partecipante, 1961), Ritratto di Erasmo (commissione, 1969) e Ages (vincitore, 1972) di Bruno Maderna, Diario immaginario di Luciano Berio (vincitore, 1975), La notte di un nevrastenico di Nino Rota (vincitore, 1959), Attraverso lo specchio di Niccolò Castiglioni (vincitore, 1961) e La voce dell’Inferno di Salvatore Sciarrino (partecipante, 1981).

Come già detto, l’edizione non consiste solo nella pubblicazione dei documenti sonori, ma è anche arricchita da un volume bilingue che contiene saggi dedicati alle singole opere, documenti iconografici e i testi delle radio produzioni. La curatela è ben riuscita sotto diversi punti di vista: se da un lato sono stati riuniti contributi volutamente eterogenei dando spazio sia ad approcci di carattere genetico, sia a riflessioni di carattere storico o estetico, dall’altro non si perde l’aspetto divulgativo che da sempre è uno degli obiettivi della casa discografica Die Schachtel.

Fa ben sperare che all’interno del libro trovino spazio i nomi di importanti musicologi italiani, così come quelli di giovani studiosi promettenti. Nei testi, scorrevoli e ricchi di informazioni sul contesto, utili sia per l’amatore sia per lo studioso, così come nella trascrizione dei libretti delle opere, sono presenti come guida precisi rimandi alle singole track del cd di riferimento. Questo semplice accorgimento favorisce la fruizione del testo ed aiuta il lettore ad avvicinarsi ad un genere che, se per un certo verso in questi ultimi anni sta conoscendo un ritorno di fortuna, appartiene ad un passato che almeno per i più giovani comincia ad essere piuttosto lontano. Ancora una volta il perfetto equilibrio tra scientificità e divulgazione si trova nella scoppiettante intervista concessa da Vittorio Sermonti ad Angela Ida De Benedictis e Veniero Rizzardi, che rievoca con grande vivacità la collaborazione dello scrittore con Luciano Berio e con Bruno Maderna.

Il volume è completato da una scheda tecnica dove sono riportate tutte le caratteristiche tecniche, la provenienza e gli interpreti delle fonti sonore riprodotte. Una nota di merito va rivolta anche al coraggio dell’etichetta discografica Die Schachtel. Scorrendo il loro catalogo, non si rimane stupiti dal tema di questa pubblicazione, anzi, viene quasi da dire “era ora!”. Infatti, non è la prima volta che Fabio Carboni e Bruno Stucchi, i due discografici milanesi, riportano alla luce preziose “chicche” elettroniche degli anni Sessanta e Settanta dimenticate dai più ma ancora meritevoli di attenzione. E gli affezionati dell’etichetta conoscono anche la cura e la qualità della confezione oltre che del contenuto.

Ma non sono solo questi i punti di forza che si riscoprono ancora una volta in questo cofanetto. La loro professionalità e la loro abilità nell’interpretare (quelli che dovrebbero essere) i bisogni del mercato si trova in altre due caratteristiche. La prima è la costanza nel rivolgersi a musicologi di spicco e di chiara fama per corredare la loro proposta discografica di testi destinati a durare nel tempo, capaci di aiutare il curioso neofita a non perdersi nei suoni così come di stimolare l’amatore e lo studioso. La seconda caratteristica, che in questo caso è di grandissimo valore, è l’insistenza nel proporre in versione bilingue questi importanti testi sulla musica italiana d’avanguardia. È sempre più riconosciuta l’importanza storica dell’avanguardia italiana del dopoguerra, che ha fornito una risposta del tutto originale e variamente articolata a questioni estetiche e formali al tempo (e forse ancora) molto attuali.

Inoltre, si deve essere orgogliosi della musicologia italiana per aver saputo abbracciare senza timori e con ottimi risultati questioni assai spinose. Molti di questi testi sono però fruibili solo in italiano, cosa che non favorisce la conoscenza e la ricezione all’estero di questi argomenti. Edizioni bilingui di questo tipo sono certamente un grande sforzo per una casa discografica come Die Schachtel, ma fanno la differenza, includendo nel dialogo immaginario dei fruitori di cultura lettori ed ascoltatori di tutto il mondo.

Per concludere, si può affermare che questa edizione è una di quelle da avere sempre a portata di mano e che non fa mai male nella biblioteca/discoteca di ogni amante delle arti e del pensiero in generale. Se non altro perché questa uscita discografica è più di un semplice libro o di uno dei tanti cofanetti che si possono trovare in giro: è un’idea. E, volendo ben guardare, quest’idea può distruggerci o confortarci. Pensiamo si debba scegliere di vedere il bicchiere mezzo pieno, e cioè ascoltare queste opere meravigliose e leggere questo libro pensando: “Sì, paghiamo il canone perché un tempo la Rai aveva progetti a lungo termine, sosteneva e promuoveva la cultura, i giovani compositori italiani, la sperimentazione musicale e offriva al suo pubblico prodotti di qualità capaci di trascendere il tempo ed il periodo in cui sono stati creati. Non solo. Un tempo la Rai forniva a questi compositori aiuto, mezzi, personale, spazi” (De Benedictis, Novati). E speriamo che questo sguardo al passato sia un buon augurio per il futuro.

 


 

LETTURE

Archivio Nino Rota presso la Fondazione Cini, Venezia

Archivio Maderna presso il Dipartimento di Musica e Spettacolo di Bologna

Centro Studi Luciano Berio

De Benedictis Angela Ida, Radiodramma e arte radiofonica. Storia e funzioni della musica per la radio in Italia,
EDT, Torino, 2004.

Sciarrino Salvatore, http://www.salvatoresciarrino.eu/