ASCOLTI / CRAZY CLOWN TIME


di David Lynch / Sunday Best Recordings & Play It Again Sam, 2011


La mente che ricorda,
soprattutto il rock

di Roberto Colasante

 

ESTERNO – STRADA – NOTTE

Veniamo catapultati violentemente su una highway americana, Mulholland Drive o Sunset Boulevard o altre migliaia, non v’è differenza.

La notte è nera, e solo i fari di una macchina d’epoca, una Speed Roadster rigorosamente anni Cinquanta, illuminano il tortuoso percorso della strada/mente di Pinky, una giovane donna che ama rimanere sola a guidare di notte riflettendo sulla sua vita, i suoi sogni e i suoi incubi.

L’abitacolo della sua macchina diventa lo studio di uno psichiatra curioso che aiuta la ragazza ad aprirsi, forse troppo, fino a sprofondare nei suoi pensieri più intimi e nascosti.

Le immagini sospese s’intervallano ai ricordi. Gli orrori dell’infanzia, le difficoltà dell’adolescenza, la voglia di scappare da un mondo che non la comprende, e in cui la cosa più difficile è viverci dentro.

Pinky cerca con tutte le forze di rimanere a galla. Fluttua nel buio di un’Arca di Noè, dove è l’unica passeggera rimasta. Un duro percorso iniziatico attraverso le ripugnanze della notte e la follia delle sue creature celate nelle pieghe della realtà. Un dado truccato dalle mille facce, che nel profondo cerca quella giusta per lei, solo per lei, e non quella che lo “strano mondo dal cuore selvaggio” si aspetta. Ma alla fine la ragazza ce la fa. Risale lentamente dall’oscurità. Come un sole nascente She rise up.

Questo piccolo resoconto sotto le mentite spoglie di uno script può essere un probabile diapason, una possibile chiave di lettura (o di ascolto) di Crazy Clown Time, il primo album in studio, interamente realizzato dal regista statunitense David Lynch. Prodotto e mixato con l’ausilio dell’ingegnere del suono Dean Hurley negli Asymmetrical Studios di Hollywood. Le relazioni tra l’artista del Montana e la musica sono molteplici e contribuiscono, per una parte non trascurabile, all’identità dell’opera del cineasta. La colonna sonora di Eraserhead (1977), scolpita insieme all’ingegnere del suono Alan Splet, vero esempio di armonia post atomica. Le collaborazioni con i Toto e Brian Eno per i temi musicali di Dune (1984), il gusto meticoloso e sopraffino per le soundtrack di Wild at Heart (1990), Il mago di Oz in versione rockabilly, e di Lost Highway (1997), neo-noir dalle sonorità metal e industrial. La realizzazione di videoclip musicali per artisti del calibro di Chris Isaak, Rammstein, Massive Attack, Moby, Interpol e la recentissima direzione del concerto/evento/esperimento dei Duran Duran, Live Unstaged. Lo spartiacque musicale è dato dalla sua collaborazione con Angelo Badalamenti, compositore e musicista con il quale lavora regolarmente dal film Blue Velvet (1986).

Il tema a un tempo funebre e seducente composto da Badalamenti per la serie Twin Peaks (1990-1991) resta il simbolo di questa feconda cooperazione. Lo stile è imbevuto dello spirito degli anni Cinquanta. La musica si configura come una variazione contemporanea su un’epoca che affascina il regista e finisce per approdare a una sorta di corto circuito temporale che confina con l’onirismo. L’attività di compositore, polistrumentista e produttore si è dapprima orientata in direzione della cantante Julee Cruise, autentica creatura lynchiana, per la quale, nel 1990, ha realizzato il video della performance teatrale musicale Industrial Symphony No. 1: The Dream Of The Broken Hearted, e ha poi prodotto, nel 1993, l’album The Voice Of Love, sempre con Badalamenti come compositore e lo stesso Lynch come paroliere.

Nel 2001 lancia BlueBob, un album d’impronta boogie-rock prodotto, composto e interpretato con l’appoggio del musicista John Neff. Due pezzi contenuti nell’album, Mountains Falling e Go Get Some, sono stati inseriti nella colonna sonora del film Mulholland Drive. Quanto alla colonna sonora del suo ultimo film Inland Empire, essa comprende tre pezzi scritti e interpretati dal cineasta, Ghost Of Love, Polish Poem e Walkin’ On The Sky, consacrando definitivamente David Lynch come cineasta-musicista.

Cinema e musica corrono sulla stessa linea di mezzeria che divide la strada artistica dell’autore di Eraserhead, le due corsie si sfiorano, si scontrano, si armonizzano tra loro, realizzando una pura forma di cinema del “sentire”, o nel caso delle sue opere discografiche, di musica del “vedere”.

Lynch dispone insieme elementi che hanno sempre avuto una concatenazione diretta con il suo mondo/modo creativo, egli traduce fedelmente nella grana sonora quelle che da sempre sono le sue ossessioni audiovisive: la ripetitività ritmica come a indurre uno stato di trance vigile e permanente (molto simile a quello della Meditazione Trascendentale, della quale da anni è un testimone globetrotter), le circolarità (il famoso nastro di Möbius), le specularità, i doppi, i loop onirici e metafisici (nel senso estetico ma anche spirituale del termine), rafforzati dalla predilezione per sonorità new-wave, electro, synth-pop, trip-hop, alternative rock, in un’accezione però country e blues quasi “elvissiana” o comunque al cento per certo made in Usa.

Ed è presumibilmente in questa ottica che si concretizza la sua voce, un timbro distinguibilissimo eppure “fuori di sé”, che sembra essere filtrato dal megafono che lo accompagna sui set cinematografici e televisivi, capace di smagliarsi nelle numerose esistenze che abitano Crazy Clown Time, come se si trattasse allo stesso tempo di una frattura e un riassorbimento in un’essenziale e psicotico rantolo hard blues di tutte quelle voci in bilico tra organico e inorganico che hanno attraversato il suo cinema. Dalla voce amplificata del Capo dell’FBI Gordon Cole (interpretato dallo stesso Lynch), alla voce distorta e montata al contrario dei personaggi presenti nella Loggia Nera di Twin Peaks e Fire Walk With Me (1992), in primis quella del Nano ballerino, The Man From Another Place, fino ai turpiloqui di Frank Booth in Blue Velvet e ai deliri verbali di Bobby Perù in Wild at Heart. Un’opera musicale distorta e contorta nelle singolarità dei brani, ma che presenta un filo conduttore “narrativo” tra essi e al di sopra di essi. Quattordici canzoni in cui immergersi totalmente lasciandosi trasportare dalle immagini mentali che questi quattordici mondi stimolano e suggeriscono al subconscio. In questo senso generale la tracklist dell’album potrebbe essere benissimo la soundtrack di uno qualsiasi dei suoi lungometraggi. Come in ogni excursus lynchiano che si rispetti, la voce guida, che ci spinge a iniziare il turbolento viaggio mentale, è quella di una donna, in questo caso è quella di Karen O, cantante e bandleader del gruppo alternative rock statunitense Yeah Yeah Yeahs, che canta nel primo brano del disco, Pinky’s Dream.

Una moderna Principessa Irulan che, come nell’incipit di Dune, ci suggerisce che “il principio è un periodo di delicati equilibri”. L’elemento vocale appare subito come centrale, così come l’ipnosi ritmica, a diverse velocità, secondo timbri ed effetti di realtà acustiche differenti. Così ha inizio il sogno/incubo di Pinky, una figura instabile, una fragilità vivente come l’Henry Spencer di Eraserhead, il John Merrick di Elephant Man (1980), la Dorothy Vallens di Blue Velvet, gli amanti Sailor e Lula di Wild At Heart, ma ovviamente più di tutti la Laura Palmer di Twin Peaks.

Good Day Today è il primo singolo estratto in anticipo, insieme alla sua b-side, I Know, due facce della stessa medaglia, o dello stesso dado, per richiamare la copertina dell’album. Il primo è un techno-pop che lega pensieri cantati di speranza e di ottimismo a effetti sonori perturbanti (esplosioni di bombe e spari di pistola) che destabilizzano l’armonia prodotta. I Know presenta un beat ossessivo in crescendo, intervallato da taglienti riff di chitarra che fanno rima, insieme alla title track, Crazy Clown Time, a quell’ossessione audiovisiva che è la sequenza all’interno della Pink Room in Fire Walk With Me. Una particolare attenzione merita il brano Strange and Unproductive Thinking, un vero e proprio flusso di coscienza zen (il concetto di felicità, spirito, inconscio, astrazione, forza positiva e negativa), mediato da una voce robotica che inonda l’ascoltatore senza sosta. Seguendo una soluzione di continuità, tutta lynchiana, il brano successivo, The Night Bell With Lightning, si affida soltanto alla batteria e alla chitarra elettrica, che rianima l’atmosfera notturna dell’intera opera, e che non poteva mancare all’interno di un album realizzato da un’artista che ragiona per immagini. Infine le ultime canzoni del disco, come These Are My Friends e She Rise Up, sembrano arrivare a un punto di rottura e rinnovamento per l’ascoltatore e per Pinky, l’ipotetica protagonista del film/album. Il viaggio nell’impero della mente della ragazza s’interrompe e la luce la invade completamente, proprio come gli happy ending, un po’ forzati, che tanto ama il regista di Missoula.

She Rise Up come Laura Palmer all’interno dell’inferno/paradiso della Loggia Nera, alla fine di Fire Walk With Me, abbacinata come Betty Elms e Rita alla fine di Mulholland Drive (2001), o come la visione della scintillante strega buona che indica la strada al malandato Sailor in Wild At Heart, o la Lady in the Radiator di Eraserhead, che accoglie il terrorizzato Henry Spencer in un paradiso parallelo dove Everything Is Fine.

Cineasta, regista televisivo, attore, sceneggiatore, produttore, pittore, designer, fotografo, ed ora anche “cantautore” e musicista, David Lynch si conferma una sorta di postmoderno artista rinascimentale, regalandoci un disco alla sua maniera. Inimitabile, nel bene e nel male. E se i suoi film lasciano chi li guarda, con gli occhi spalancati, quest’album bisogna ascoltarlo a occhi chiusi, magari in cuffia nel cuore della notte, per mettere in scena il proprio sogno/incubo e sentire che rumore fa il subconscio. Inland Music.

 


 

ASCOLTI

× AA. VV., Lost Highway (Original Motion Picture Soundtrack), Interscope, 1997.

× Badalamenti Angelo, Blue Velvet (Original Motion Picture Soundtrack), Varèse Sarabande, 1986.

× Badalamenti Angelo, Wild at Heart (Original Motion Picture Soundtrack), Spectrum Music, 1990.

× Badalamenti Angelo, Soundtrack from Twin Peaks, Warner Bros. Records, 1990.

× Badalamenti Angelo, Twin Peaks: Fire Walk With Me (Original Motion Picture Soundtrack), Warner Bros. Records, 1992.

× Badalamenti Angelo, The Straight Story (Original Motion Picture Soundtrack), RCA Victor, 1999.

× Badalamenti Angelo, Mulholland Drive (Original Motion Picture Soundtrack), Milan Records, 2000.

× Cruise Julee, The Voice of Love, Warner Bros. Records, 1993.

× Lynch David, Neff John, BlueBob, Soulitude Records, 2001.

× Lynch David, Splet Alan, Eraserhead Original Soundtrack Plus, Absurda, 2003.

× Lynch David, Inland Empire (Original Motion Picture Soundtrack), Absurda, 2007.

× Morris John, The Elephant Man (Original Motion Picture Soundtrack), Milan Records, 1980.

× Toto, Dune (Original Motion Picture Soundtrack), Polydor Records, 1984.

 

VISIONI

× Lynch David, Eraserhead – La mente che cancella, Usa, 1977.

× Lynch David, The Elephant Man, Uk/Usa, 1980.

× Lynch David, Dune, Usa, 1984.

× Lynch David, Velluto Blu, Usa, 1986.

× Lynch David, Cuore Selvaggio, Usa, 1990.

× Lynch David, I segreti di Twin Peaks, Stagioni 1 e 2, Usa, 1990-1991.

× Lynch David, Fuoco cammina con me, Usa, 1992.

× Lynch David, Strade perdute, Usa/Francia, 1997.

× Lynch David, Una storia vera, Usa/Canada, 1999.

× Lynch David, Mulholland Dr., Usa/Francia, 2001.

× Lynch David, Inland Empire – L’impero della mente, Usa/Francia/Polonia, 2006.