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Quando il gioco si fa
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di Pierluigi De Rosa | |
Se avete pensato che un fascio di linee luminose disegnate
su di un monitor a fosfori verdi potrebbe segnare la fine del mondo, così
come noi lo conosciamo, allora appartenete a quella nostalgica generazione
che ha vissuto la nascita dei videogiochi come un nuovo strumento di
“distrazione di massa”. Quando nel 1983 esce nelle sale Wargames, che racconta di come un computer possa scatenare “per gioco”
una guerra nucleare, i
videogiochi sono entrati da poco nelle
case degli italiani, mentre i computer ed Internet stanno muovendo i primi
passi nello sconosciuto universo dell’informatica. Si dovrà attendere
ancora un anno o due per vedere i primi “Commodore” posizionarsi come
primi computer da tavolo ed i primi anni 90 per poter acquistare uno
dei primi PC o un accessoriato Apple.
Insomma i
videogiochi a cavallo degli anni 80 restituiscono suggestioni,
riproponendo ed inventando mondi. Nasce in questi anni
un solidale connubio con il cinema di fantascienza, che vive di
nuova linfa anche grazie all’impiego di effetti speciali che, seppur
lontani dalla rivoluzione digitale del nuovo millennio, sono capaci di
rendere realistiche le battaglie spaziali ed i nuovi alieni invasori. I
videogiochi si impossesseranno di questo universo
realizzando una serie sterminata di titoli dai nomi avvincenti e
dalla grafica fantasiosa, nella meraviglia degli 8 bit, attingendo alla
fantascienza classica degli anni ’50, con gli alieni indiscutibilmente
cattivi, desiderosi di mettere le mani sul nostro pianeta, ma anche alle
più recenti produzioni, come la saga di Guerre
Stellari. Flotte di astronavi, mostri spaziali ed asteroidi impazziti
invadono i piccoli schermi delle prime TV a colori
determinando una seconda invasione dopo quella fallita di Wells. Il
mondo della fantascienza rivivrà sul piccolo schermo, dove si
consumeranno epiche battaglie a bordo di micidiali astronavi triangolari,
dalle forme sospettosamente simili. Ma tutto ciò che la grafica non consente di vedere viene
ampiamente supportato dall’immaginazione, fatta di scatole accattivanti,
e nomi roboanti. Si può partecipare alla “Guerra dei mondi” in “Defender”,
dove gli alieni tentano di distruggere una tranquilla cittadina, oppure Il cinema non rimane indifferente a questo nuovo fenomeno e nel 1984, un anno dopo Wargames, esce Giochi Stellari, dove i videogiochi sono in realtà dei simulatori di guerra, realizzati da alieni “buoni” per reclutare provetti piloti stellari da ingaggiare nella battaglia finale per la salvezza dell’universo. È il fascino di un mondo da scoprire, in cui ogni nuovo gioco inaugura un filone (labirinti, piattaforma, scorrimento orizzontale). In particolare intervengono due elementi a spiegare il successo di questi nuovi giochi elettronici: l’interattività e la fantasia. Se è la prima volta che è possibile giocare da soli affrontando nemici controllati dal computer che interagiscono con l’alter ego del giocatore, dall’altro lato è la creatività capace di trasformare enormi sfondi neri, oggetti squadrati e singoli “bip” in arene colorate dove mettere alla prova i riflessi. | |
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