Il vivente e l’inerte: il racconto del corpo nel cinema di David Cronenberg di Linda De Feo

 


Nella concezione del medium cinematografico come strumento speculativo, nella perturbante osservazione che indugia morbosamente sul profanato dettaglio anatomico e nello sguardo indagatore che scivola nel cuore viscido della materia contaminata, Cronenberg restituisce la consapevolezza che l’uomo rischia di diventare una forma di vita che si evolve e si replica non rispettando il paradigma della propria riconoscibilità, trasformandosi nell’origine del suo stesso annientamento, in una minacciosa cellula apocalittica.

I vertiginosi azzardi dell’immaginario cronenberghiano, traducibile sul piano della concretezza operativa, vengono, da un lato, intesi come riconoscimento che gli esseri umani, costantemente creati e ricreati dalle proprie invenzioni, mostrano, a volte, una perfetta adattabilità nell’inserire i nuovi strumenti nel proprio corpo, intrattenendo con essi relazioni bioniche (de Kerckhove, pp. 15-16). Il desiderio di trascendere i confini biologici, insormontabili ostacoli di una coscienza indissolubilmente incarnata in un corpo, appare, però, d’altro lato, pericolosamente connesso a una sovrapposizione di componenti meccanici non sempre integrabili con l’umano retaggio fisiologico e spesso causa di “un’acuta sofferenza, un’angoscia non analizzabile, e forse non superabile” (Longo, p. 102), che potrebbe ostacolare l’unione perfetta tra organico e macchinico al contempo aborrita e auspicata.

L’opera cronenberghiana registra e interpreta, schiudendone il ventaglio delle molteplici declinazioni, il flusso ibridativo che coinvolge il corpo e la tecnologia: la manifestazione dell’innata inclinazione dell’uomo a coniugarsi con l’alterità, ad instaurare un commercio con l’eteroreferenza, al fine di ampliare il proprio dominio operativo, esorta ad interrogarsi sulla presunta artificialità della condizione antropologica, riconducendo non al dipanarsi predelineato di essenze originarie, proiettate teleologicamente verso un precipitato ultimo, ma al dedalico diffondersi, inquietantemente creativo, di traiettorie spesso imprevedibili.

Film citati di David Cronenberg

 Crimes of the Future, Canada, 1970.

The Parasite Murders,  Canada, 1975.

Videodrome, Canada, 1983.

The Fly, USA, 1986.

Crash, Canada, 1996.

eXistenZ, Canada-GB, 1999.

  

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