Brooklyn, fine estate. L’aria odora di fritto e benzina, i clacson si incrociano con i richiami dei venditori ambulanti, un ragazzino trascina lo zaino sulle scale della metropolitana. Dentro uno studio di registrazione, al riparo dal frastuono, Kassa Overall batte i tamburi come se stesse programmando un beat. Non c’è nulla di freddo, però, nei suoi colpi, c’è sudore, respiro, c’è carne. Cream, il suo ultimo disco, nasce così, in tre sessioni, nello spazio sospeso di Brooklyn Recording, con le finestre che si aprono su una città che non smette di pulsare. “Quando pensi a fare una versione jazz di un brano hip-hop” ha dichiarato il batterista in recenti interviste (a Cabbages e Jazz Times) “non vuoi che sembri una cosa banale. Deve avere un lavoro architettonico, matematico, dentro il quale possiamo crescere. E questo disco è un modo per dire che l’hip-hop della mia generazione può diventare standard jazz”.
Il titolo, Cream, è un manifesto. Per chiunque abbia vissuto gli ultimi anni del millennio scorso, richiama inevitabilmente l’inno del collettivo newyorkese Wu Tang Clan: Cash Rules Everything Around Me. Ma per Kassa Overall l’acronimo si carica di significati ulteriori. Non si tratta solo di un richiamo alla durezza delle regole del capitalismo o alla poetica urbana del rap newyorkese: Cream diventa anche l’immagine della mescolanza, del risultato finale che si ottiene quando ingredienti diversi – jazz, hip-hop, tradizione afroamericana e modernità digitale – vengono montati insieme per creare qualcosa di nuovo.
Kassa Overall è un alchimista dei nostri tempi. Cresciuto a Seattle, con una formazione jazzistica tradizionale e un percorso che lo ha portato a dividere il palco con giganti come Geri Allen, Vijay Iyer e Ravi Coltrane, ha sempre vissuto il doppio battito del jazz e dell’hip-hop come due vene dello stesso corpo. A differenza di molti suoi colleghi che vedono il rap come un linguaggio estraneo o, al massimo, da “ospitare” dentro il jazz, Overall parte da un assunto: il jazz e l’hip-hop sono la stessa cosa, due facce della stessa cultura afroamericana. “Solo perché il mondo esterno divide le cose in un certo modo” spiega “non significa che debba farlo tu”.

Kassa Overall vive a New York la città che divora e restituisce, che ti mette davanti ad un bivio: replicare il già sentito o inventare da capo. Kassa ha scelto la seconda strada. E lo ha fatto con un’idea molto precisa e condivisibile: il jazz e l’hip-hop non sono affatto due mondi separati, ma due dialetti della stessa lingua. Quella afroamericana. Da una parte l’improvvisazione, dall’altra il campionamento, da una parte le jam, dall’altra il freestyle. Due forme di resistenza, due modi per raccontare la realtà attraverso il ritmo. Da Brooklyn, quartiere che oggi rappresenta una delle culle più fertili per questa nuova generazione di musicisti, Kassa ha costruito un percorso discografico che suona come un diario: Go Get Ice Cream And Listen To Jazz (2019), I Think I’m Good (2020), Animals (2023).
Ognuno di questi dischi suonava come un esperimento, qualcosa da provare a far funzionare. Con Cream il discorso si fa più maturo, più lucido. È come se Kassa avesse trovato la formula giusta: non più collage di suoni ma una vera e propria grammatica condivisa tra jazz e hip-hop. La forza di questo lavoro non risiede tanto nelle cover – perché non di cover si tratta – di brani come Big Poppa (di Notorius B.I.G.) o Nuthin But A ‘G’ Thang (di Dr. Dre) o Check The Rhime (di A Tribe Called Quest). È nel ribaltamento prospettico: quei pezzi, nati negli anni Novanta come prodotti finiti della cultura hip-hop, rivelano qui la loro origine jazzistica. Campioni e beat tornano a farsi carne acustica, materia viva, attraverso la voce degli strumenti di Emilio Modeste e Tomoki Sanders, il figlio del compianto Pharoah (sassofoni), di Anne Drummond (flauto), di Rashaan Carter (contrabbasso) e di Bendji Allonce (percussioni), mentre Matt Wong disegna linee oblique al piano e alle tastiere.
Non c’è nostalgia, c’è reincarnazione con al centro la batteria di Kassa, nervosa, elastica, sempre un passo avanti come se fosse un’MPC suonata a mani nude. E qui vale la pena fermarsi. L’MPC – Music Production Center – è la macchina che ha fatto la storia dell’hip-hop. Con essa i grandi produttori hip-hop hanno campionato il jazz e lo hanno trasformato in beat immortali. Kassa Overall pensa, e suona, come se stesse lavorando con una MPC. Il ruolo di Kassa Overall nel panorama attuale si comprende solo guardando al passato. Negli anni Sessanta, quando Miles Davis inseriva l’elettronica e il funk dentro il jazz, molti lo accusavano di tradimento. Ma era proprio lì, nella contaminazione, che stava la linfa vitale della musica afroamericana. Negli anni Ottanta e Novanta, producer come DJ Premier, J Dilla o Madlib facevano il percorso opposto: prendevano i dischi di jazz e li campionavano per costruire nuove architetture sonore.
Oggi Kassa Overall chiude quel cerchio: prende il linguaggio del beatmaking e lo traduce in tempo reale con una band. È un batterista che pensa come un producer e, nello stesso tempo, un producer che agisce come un improvvisatore. Questa operazione non è nostalgia. È un gesto molto significativo perché nel momento in cui le grandi etichette cercano crossover facili, Overall riporta la contaminazione al suo significato originario: non un ibrido da vetrina ma una necessità espressiva. Una musica che non vuole piacere, ma raccontare. E che non ammicca. Rischia.
Questa visione lo colloca accanto ad altre figure-ponte come Robert Glasper, Terrace Martin o Christian Scott aTunde Adjuah. Ma rispetto a loro mantiene una cifra più radicale, meno incline alla patina del neo-soul, più vicino alla sporcizia creativa dell’underground hip-hop. Nei suoi dischi non c’è il desiderio di piacere al mercato ma l’urgenza di raccontare una storia, di tenere viva una conversazione culturale. Se proprio dobbiamo cercare di incasellare un musicista così vivace e creativo dobbiamo pensare ad una linea cha va da Miles Davis a Herbie Hancock, da Madlib a Flying Lotus senza per questo replicare stilemi, semplicemente seguendo un percorso creativo, un’attitudine.
Ascoltare Cream significa anche interrogarsi su cosa voglia dire oggi “suonare jazz”. Per Overall non si tratta di rifarsi al già fatto, ma di rispettare lo spirito di ricerca che il jazz incarna fin dalle origini. Il jazz non è un genere, è un metodo: l’improvvisazione, il dialogo, la capacità di trasformare un materiale in qualcosa di nuovo. In questo senso l’hip-hop non è il nemico ma il fratello naturale: anch’esso nasce come pratica di trasformazione, di riuso creativo, di invenzione a partire da frammenti. Ecco perché Cream è più di un disco. È un atto politico e culturale. In un’epoca in cui le major cercano crossover facili, Kassa Overall mostra che la vera contaminazione nasce dall’urgenza, non dal calcolo. La sua è una musica che parla alla comunità afroamericana ma anche a chiunque voglia capire come le radici possano dialogare col presente senza snaturarsi. Pensare a Kassa Overall come ad un musicista interessante è un errore. La sua è una figura necessaria al tempo che viviamo. È un connettore, un ponte gettato tra due sponde che in realtà non sono mai state così distanti. Con Cream ci ricorda che il jazz non è un museo e l’hip-hop non è solo intrattenimento. Entrambi sono cronaca, spiritualità, invenzione. Entrambi nascono dallo stesso bisogno: sopravvivere raccontando storie. E allora sì, Cream è un titolo che rimanda al denaro e al potere, ma anche a qualcosa che emerge, che galleggia, che resta in superficie quando tutto il resto si scioglie. È la crema, appunto: il risultato della mescolanza, l’essenza di un processo.
Non sappiamo ancora quale direzione prenderà il percorso di Kassa Overall. Ma una cosa è chiara: se oggi c’è un artista capace di incarnare la continuità viva tra jazz e hip-hop, quel ruolo spetta a lui. Non perché abbia trovato una formula, ma perché ha scelto la strada più difficile, quella del rischio, della sperimentazione, della conversazione aperta. E in questo sta, forse, la sua vera eredità.
- Kassa Overall, Go Get Ice Cream And Listen To Jazz, Kassa Overall LLC, 2019.
- Kassa Overall, I Think I’m Good, Brownswood Recordings, 2020.
- Kassa Overall, Animals, Kassa Overall LLC, 2023.

