I vampiri suonano il blues
nel vecchio caro western

Ryan Coogler
Sinners – I peccatori
Cast principale:

Michael B. Jordan, Miles Caton,
Hailee Steinfeld
Colonna sonora: Ludwig Göransson
Produzione: Proximity Media,
Warner Bros.

Distribuzione: Warner Bros. Italia, 2025

Ryan Coogler
Sinners – I peccatori
Cast principale:

Michael B. Jordan, Miles Caton,
Hailee Steinfeld
Colonna sonora: Ludwig Göransson
Produzione: Proximity Media,
Warner Bros.

Distribuzione: Warner Bros. Italia, 2025


Quale unione di generi cinematografici sarebbe interessante vedere? Il noir e il distopico, direbbe Ridley Scott con il suo Blade Runner, la tragedia e la commedia, direbbe Dino Risi con Il Sorpasso
Ryan Coogler con Sinners non ha dubbi: l’unione vincente è il western e l’horror, con un pizzico di musical! È vero, detto così suona molto strano, ma l’audacia del regista californiano ha consentito di creare un film folle e originale. Reduce da successi quali Creed (2015) e Black Panther (2018), Coogler regala al pubblico il suo quinto lungometraggio ricorrendo al proprio inconfondibile stile che lega l’azione alla politica contro la discriminazione razziale. Ogni suo film possiede un potente messaggio antirazzista, partendo proprio dall’utilizzo di attori neri come protagonisti fino ad arrivare a veri e propri scontri e unioni tra culture diverse. Quelli protagonisti di Sinners, però, non sono attori qualsiasi; ormai Ryan Coogler e Michael B. Jordan formano un sodalizio che dura dall’esordio del regista, e prosegue ancora oggi con una doppia performance dell’interprete hollywoodiano, che in questo lungometraggio si ritrova ad interpretare non uno, ma ben due personaggi. Due gemelli, noti come Smoke e Stack (entrambi interpretati da Jordan), appena tornati da Chicago, aprono nel Delta del Mississipi un juke joint, uno di quei tipici locali d’intrattenimento a base di musica e danze riservati esclusivamente alla comunità nera. Assumono per la loro impresa Sammie (Miles Caton), loro cugino di sangue, famoso per la sua splendida voce e la sua grande abilità nel suonare il blues. Questa musica però, scopriamo all’inizio del film, porta con sé una maledizione, e attirerà una comunità di vampiri durante la serata inaugurativa del locale. I protagonisti si ritroveranno a combattere per tutta la notte con la speranza di vedere l’alba all’orizzonte. È curioso il tempismo distributivo del film di Coogler; Sinners è arrivato nelle sale italiane (con il titolo tradotto letteralmente: I peccatori) appena una settimana prima di Until Dawn, pellicola diretta da David F. Sandberg tratta dall’omonimo videogioco, che vede i suoi protagonisti incastrati in un loop temporale, e l’unico modo che hanno di sopravvivere è quello di rimanere vivi fino alle prime luci del giorno. Per entrambi, naturalmente, è facile individuare il filo rosso che li lega all’antesignano  Dal tramonto all’alba (1996) di Robert Rodriguez.

Ma torniamo alla musica: che cosa ci ha insegnato Ennio Morricone sul western? Le sue colonne sonore magistrali sono un esempio ineludibile per tutto il cinema contemporaneo da quando compose le musiche per la cosiddetta trilogia del dollaro. Fu allora che ruppe con la tradizione, mostrando come una a suo modo anacronistica chitarra elettrica potesse assolvere perfettamente al compito di creare l’atmosfera che il genere richiede non guastandola affatto. Ludwig Göransson, l’autore delle musiche di Sinners, si mostra nei fatti perfettamente d’accordo con il Maestro italiano, ma anche lui sente la necessità di cambiare, di portarne avanti l’innovazione. La musica qui si fa fattore che divide e identifica i personaggi, con l’obiettivo di caratterizzare protagonisti e antagonisti e far emergere la tematica razziale che sfocia nello scontro tra neri e bianchi. I protagonisti di Sinners cantano, e non poco. Dal blues si passa al country, e con sorpresa di tutti non si passa alla famosa chitarra elettrica imperante con Morricone. Göransson espande la visione del Maestro sperimentando e aggiungendo anche l’heavy metal al western. In Moonlight è il brano in cui si sente maggiormente questa innovazione; oltre a un immancabile banjo di sottofondo che impone una melodia ipnotica e ammaliante, sono inconfondibili le chitarre distorte e la voce graffiata del cantante. Ma l’innovazione non si ferma qui; Sinners intreccia passato e presente, mostrando allo spettatore quanto il western sia aperto alle influenze musicali di qualsiasi provenienza. In un piano sequenza mozzafiato e sorretto da una incredibile coreografia, Coogler osa, e inserisce quanta più musica possibile, dal blues fino alla trap americana. I puristi storceranno il naso, ma il risultato lascerebbe chiunque a bocca spalancata. Il western è codificato, ci sono i cowboy, i saloon, gli ampi scenari desertici… non è questo però il caso di Sinners, che ci regala svariate ambientazioni e parecchio verde. Il saloon non manca, questo è vero, ma i cowboy sono stati completamente esclusi dalla pellicola. Questo è un male? Decisamente no. Il pubblico forse ne ha abbastanza di vedere protagonisti etici e corretti. Non è possibile identificarsi in un personaggio senza vizi e virtù, sempre pronto a salvare il mondo e i suoi abitanti. Il cinema ha bisogno di empatia, e chi è perfetto non può più essere empatizzato, ma solo divinizzato. Smoke e Stack, i nostri protagonisti, sono due gemelli che hanno combattuto la Prima guerra mondiale, famosi per essere due pericolosi criminali e con i tipici vizi umani dell’alcol, delle belle donne e dei soldi. Identificarsi in un criminale sembra sempre un’impresa difficile. Cosa ha da spartire il pubblico con personaggi del genere? La risposta è tanto semplice quanto banale: l’umanità. Sembra stupido da sottolineare, ma nel momento in cui un personaggio apparentemente negativo dimostra emozioni vere e condivisibili, il pubblico inizia a empatizzare e si commuove insieme a lui. È il caso di Cillian Murphy che interpreta Thomas Shelby in Peaky Blinders: un criminale, indubbiamente, ma sorprendentemente umano, per non dire di Dexter, il protagonista dell’omonima serie. In un articolo su justbaked.it, Michela Battista denomina il fenomeno come empatia negativa:

“L’empatizzare con un personaggio negativo, che mostra di avere, come chiunque, profonde fragilità, fa provare delle sensazioni ambivalenti. Finché si è immersi nella storia non ci si fa troppo caso, ma arrivati alla fine, ragionando sul personaggio, ci si sente anche magari un po’ meschini ad aver parteggiato per il cattivo di turno”
(Battista (2025).

Quando uno dei due gemelli viene trasformato in un vampiro, il film si trasforma e prende anche le sembianze metaforiche della guerra civile; i due fratelli sono costretti a scontrarsi tra di loro per sopravvivere. Anche qui si ripresenta il discorso sull’empatia negativa; adesso uno dei due personaggi è immortale, ed è consapevole che dovrà dire addio al fratello per l’eternità. Tema fragile, toccato già in modo etico da Highlander (1986) di Russel Mulcahy. In Sinners colpisce dritto allo stomaco, mostrandoci il futuro e le conseguenze di questo avvenimento, ed è letteralmente impossibile non incupirsi e provare un moto di affetto nei confronti del gemello eterno. Gianni Canova, autore e critico cinematografico, definisce in un podcast di ArteSettima il western un genere carsico, ossia una categoria di film che sembra morta ma che puntualmente resuscita con qualche capolavoro di tanto in tanto (cfr. Canova, 2025). Appare questo il caso di Sinners, che regala al pubblico un’innovazione cinematografica tale da ristabilire le tradizioni del genere in tutto il mondo. L’unione tra high concept e low concept ormai è obbligatoria, e un autore come Ryan Coogler questo lo sa benissimo e riesce a sfruttarla creando un’esperienza cinematografica unica nel suo genere.

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