Riunione di famiglia (The intensive care unit, 1977) di  J. G. Ballard

 

Riunione di famiglia è apparso in Italia nella raccolta edita dall’Urania del 1982, “Mitologie del futuro prossimo”, un’antologia di Ballard comprensiva tra l’altro dei racconti Zodiaco 2000, Teatro di guerra, Fantasie incestuose, Il Sorriso ed altre brevi e raffinate narrazioni che hanno per oggetto il fantastico.

The intensive care unit affronta il tema dell’alienazione dei rapporti umani mediati sempre più dal filtro dei dispositivi schermici. Il concetto della famiglia è qui centrale e viene presentato come la dimensione più alta degli affetti e al contempo come il nucleo di sopite aggressività e violenze latenti.

La storia è semplice: una famiglia (composta da padre, madre, figlioletto e figlioletta) condivide per la prima volta tutti insieme lo stesso spazio fisico, condividendo altresì la gioia ed il dolore della mai esperita vicinanza prossemica.

L’incipit parte proprio da questo momento, da questo bizzarro incontro che vede probabilmente la fine dei personaggi, agonizzanti ma uniti dall’amore reciproco.
Come ne Il condominio (High-Rise, 1974) dello stesso Ballard il racconto ci immerge immediatamente nel vivo di una vicenda sanguinaria e paradossale che si dispiega all’indietro con un lungo flashback che ricongiunge gli eventi narrati all’inizio con l’epilogo.

Del resto anche in Fantasie incestuose, il meccanismo narrativo ricongiunge l’incipit alla fine della storia, quasi a mostrare la particolare cifra stilistica dell’autore che parte del presente per rievocare gli avvenimenti del passato che hanno condotto a quella particolare situazione.
In Riunione di famiglia il protagonista (il cui nome non sarà mai menzionato) nel momento in cui sta forse per perdere la vita per mano di suo figlio, evoca alla mente l’incontro con sua moglie e il suo corteggiamento. “…Cominciammo ad uscire insieme, cioè a guardare gli stessi film alla televisione, a visitare gli stessi teatri e sale di concerto, a osservare gli stessi pasti preparati nei ristoranti, il tutto nel conforto delle rispettive case…”.

Il maestro della fantascienza inglese ambienta le vicende in un futuro forse prossimo dove il contato fisico è bandito ed i rapporti umani vengono gestiti mediante lo schermo televisivo. Il protagonista decide di violare tale regola stabilendo un incontro vis à vis  con i membri della sua famiglia.
“…A quell’epoca, né io né gli altri avevamo mai pensato di incontrarci di persona; anzi alcune, quanto poco invocate ordinanze proibivano per legge i contatti personali, che potevano costituire reato. (Allora non capivo perché, ma la cosa era tanto più grave se si decideva d’incontrare un membro della propria famiglia: forse si trattava di un antico tabù connesso con l’incesto)…”.

In questo microcosmo ballardiano la tv è pertanto l’unico mezzo a disposizione per entrare in contatto con gli altri, i quali appaiono, a detta del protagonista, immortalati in un eterna giovinezza, anche grazie ad una particolare cosmesi che li rende piacevoli ed attraenti.
Quando marito e moglie si incontreranno per la prima volta infatti l’impatto visivo ed emotivo creerà disagio e disgusto nei due, abituati ad interagire con un ideale di bellezza ben diverso da quello reale.

Ballard profila un universo splendente ove tutti maneggiano gli strumenti audiovisivi grazie ai quali è possibile comunicare e vivere felicemente. Al calare della protezione schermica, all’avvicinarsi dell’altro, sembra invece scatenarsi l’io più primitivo e brutale, incapace di contenere l’aggressività prima celata.
L’unione familiare sotto lo stesso tetto si rivelerà un’esperienza esaltante e carica di emotività, ma susciterà anche sentimenti di ira e di violenza verso l’oggetto del proprio amore.
Il combattimento corpo a corpo dei quattro malcapitati li condurrà forse ad una più profonda conoscenza dell’altro ma anche all’omicidio, evento scongiurato dalla società delle relazioni a distanza e della comunicazione unicamente mediale.

“…Sullo schermo non si sentivano gli odori del corpo o il respiro affannoso, non si vedevano le contrazioni delle pupille e i riflessi facciali, non c’era il mutuo gioco delle emozioni, della sfiducia e dell’insicurezza. L’affetto, la compassione richiedevano distanza. Solo a distanza si poteva trovare quell’autentica vicinanza con un altro essere umano, che con grazia, poteva trasformarsi in amore…”.