Nelle spire virtuali di Snakes On A Plane

 

di Claudia Di Cresce




 

That's great, it starts with an earthquake, birds and snakes, an aeroplane...

R.E.M., It’s the end of the world as we know it

È curioso come il fenomeno Snakes on a Plane riassuma in sé in maniera emblematica il passato e il futuro del cinema.

Stilisticamente, S.O.A.P. non crea nulla di nuovo: può essere collocato in una posizione intermedia tra un horror, un trash movie e un high concept movie, un film-idea, definizione nata negli anni 80 da applicarsi a quel genere di film la cui trama è riassumibile in poche parole, capace di accendere istantaneamente l’attenzione del pubblico potenziale.

È senza dubbio questo il nostro caso: Snakes on a Plane tratta, né più né meno, di serpenti su un aereo. C’è solo da capire cosa diavolo ci facciano: niente di più semplice, è l’assassino di turno che tenta di liberarsi in questo modo del testimone scomodo, scortato da un agente dell’F.B.I. su un volo che va dalle Hawaii a Los Angeles.

Trama ridicola, titolo ridicolo, cast di sconosciuti, fatta eccezione per Samuel L. Jackson: la natura di S.O.A.P. è decisamente quella del B-movie, il film di serie B, fenomeno che non nasce certo oggi. La prima esplosione dei B-movies risale infatti addirittura agli anni 50.

Né costituisce una novità il fatto che intorno a questo tipo di film si sviluppino dei fenomeni di culto: i cultori del brutto, del demenziale, del trash, popolano la storia del cinema e delle pratiche del consumo cinematografico da decenni, dai fan di Ed Wood e Russ Meyer fino alla famosa comunità di adepti nata intorno a The Rocky Horror Picture Show. Proprio come in una proiezione del Rocky Horror, alla prima americana di S.O.A.P. gli adepti dell’ultimo nato dei trash cult si sono presentati con serpenti di gomma avvolti al collo, piccoli aeroplani tra i capelli e travestimenti a tema di ogni tipo.

Però, a ben guardare, c’è qualcosa nel fenomeno S.O.A.P. che va oltre, e che ci consente di gettare uno sguardo in avanti, nel futuro stesso del cinema.

Il caso S.O.A.P. presenta una forte peculiarità: intorno al film è nato un forte clamore e si è sviluppata in breve tempo una schiera di adepti con tutte le classiche manifestazioni del culto cinematografico, ma tutto questo è successo ancor prima che il film uscisse nelle sale. È internet la chiave per la comprensione del fenomeno: un fenomeno che non sarebbe mai stato possibile al di fuori della rete e del panorama mediale postmoderno così come si sta delineando. Il dilagare in rete del fenomeno Lost, dunque, non è episodio isolato. A margine si deve poi tenere presente che SOAP, Lost, l’odiseea del volo trentatre in Ai confini della realtà, sembrano suggerire che l’aereo occupa ormai una posizione di spicco nell’immaginario apocalittico statunitense, erede qualificato del Vietnam.

Tutto comincia, infatti, quando lo sceneggiatore Josh Friedman cita sul suo blog un nuovo fantomatico progetto a cui è chiamato a partecipare. Il titolo da B-movie (“Serpenti su un aeroplano”) scatena immediatamente la fantasia di centinaia di internauti, che iniziano a creare poster, magliette e gadget vari su un film che ritengono immaginario. Ma Snakes on a Plane è tutto tranne che un progetto fittizio: nelle settimane successive si viene a sapere che l’attore Samuel L. Jackson è stato ingaggiato dalla New Line Cinema per il ruolo principale in un film in cui un maniaco libera quattrocento serpenti su un aeroplano in volo. Titolo del film: Pacific Air Flight 121.
 

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