La tartaruga più veloce della luce
di
Gennaro Fucile

 

 

Ha miscelato frammenti di storie spaziali e ricordi personali, cronache di regni fantastici e richieste di prestiti di denaro, miseria e nobiltà. Ha adoperato la scrittura per porsi al riparo dalla morte sociale, la follia.

Si è difeso dalla morte biologica, utilizzando un elisir di lunga vita chiamato memoria. Tutto risuona contemporaneamente.

Il dj della memoria
Qualcosa che ricorda il lampo che illuminò Alex Patterson quando, nel 1991, diede alla luce l’album firmato Orb dal titolo Adventures Beyond the Ultraworld, il manifesto della trance ambient. Patterson faceva il dj, aveva una serata -Land of Oz- all’Heaven di Londra, dove iniziò a offrire un cocktail di suoni ottenuto“come se stessi suonando tutti insieme quei dischi di effetti speciali che produce la BBC”, ricorda lo stesso Patterson. Nacque da lì un album irripetibile, ripetuto senza la stessa genialità centinaia di volte da altrettanti discepoli, tutti modesti. Un pastiche a base di elettronica vintage, cani, galli, aerei e gente di passaggio, sciabordii d’acqua, radiofrequenze, conversazioni tra astronauti, dub a spron battuto e una schietta citazione in copertina di Animals dei Pink Floyd. La summa nella traccia conclusiva, ammirevole già per il titolo: A Huge Ever Growing Pulsatine Brain Which Rules The Universe From The Centre Of The Ultra-World. Un graffito musicale e un esempio non isolato. Basti pensare al lavoro di taglia e cuci di John Oswald, capace di assemblare in un flusso unico, tra gli altri, Bach, Metallica, Doors, Strauss, U2 e 101 Strings Orchestra.

Anche Nanof ha lavorato campionando, agendo come un dj della memoria e la sua banca dati siamo noi. Il risultato è inudibile senza il ricorso al terzo orecchio, alle corde dell'anima, se non si è disposti ad esplorare con semplicità, come lo stalker dell'omonimo film di Andrej Tarkovskij, la guida pura di cuore, cui è consentito entrare nella zona proibita.

In questa rincorsa è impossibile non pensare al monolite di 2001, Odissea nello spazio, al vano inseguimento degli uomini nella storia e nel cosmo, dalla preistoria al Duemila, dalla Terra all'esterno del sistema solare.

Il graffito è il monolite dello spazio interiore.

A noi, principianti stalker, non resta che continuare a cercare l'ingresso.

*Nel testo si parla sempre di graffito, per comodità e abitudine, includendovi il secondo graffito su balaustra, le cartoline e gli ultimi lavori su fogli di quaderno.

 

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