Il Mondo Nuovo (Brave New World, 1932) di Aldous Huxley
Nella Terra del futuro lo spirito consumistico domina incontrastato, la paura della morte non esiste, l’individualità è stata abolita, la società è divisa in caste. Ogni essere umano viene concepito geneticamente - in vere e proprie fabbriche con relative catene di montaggio - e trattato in vitro per avere le caratteristiche fisiche e mentali più adatte per il proprio lavoro. Inoltre, durante i primi anni di vita, pesanti condizionamenti psicologici formano ogni cittadino alla vita collettiva. Le parole d’ordine del “Mondo Nuovo” sono: comunità, identità, stabilità. In questo scenario irrompe un giovane “selvaggio”, vissuto in una vera e propria riserva. John, questo il suo nome, rimane prima affascinato dal mondo dei civili, per poi restarne completamente disgustato. Non riuscendo a sopportare il contrasto tra la società industriale e il suo personale modo di vivere, alla fine sceglierà di porre fine alla sua vita.
Nel romanzo di
Huxley, i bambini vengono fatti nascere in provetta e predestinati
artificialmente a una classe sociale diversa, secondo i bisogni creati
dalla produzione industriale, portando alle estreme conseguenze i
principi del taylorismo. Non a caso la religione ufficiale è il culto di
Henry Ford, subentrato al cristianesimo. Il segno della croce è stato
infatti sostituito dal segno della “T” (dal nome del più fortunato
modello di autovettura delle industrie Ford).
Siamo nel 1932, il
fascismo è ormai affermato in Italia, il nazismo in Germania e il nuovo
regime russo si è stabilizzato: sono nate le grandi dittature che
lasceranno un segno indelebile nella storia dell’uomo moderno.
L’affermazione di questi regimi dà adito a interrogativi e apre
questioni di carattere politico, ma anche sociale, teorico, filosofico.
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