L’incanto del lotto 49 (The Crying of Lot 49, 1965) di Thomas Pynchon

Nel 1965 Thomas Pynchon aveva già scritto alcuni racconti, oltre a V., poderoso romanzo  che gli valse, già all’esordio, l’accesso nel mondo letterario che conta. Gli ci vorranno altri otto anni, però, per finire il suo capolavoro, Gravity’s Rainbow, L’arcobaleno della gravità, che gli valse il National Book Award e lo spedì direttamente nell’olimpo della letteratura americana.

E in quell’anno viene pubblicato L’incanto del lotto 49 nel quale sono, tuttavia, presenti già alcuni dei temi tanto cari allo scrittore americano: tecnologia e paranoia.

 “Ci son stati a sentire, ci son stati a sentire (…) quelli là. Sempre qualcuno che ascolta, che spia; ti nascondono i microfoni in camera, ti intercettano le telefonate…”, queste sono le parole (molto attuali, d’altra parte), che uno dei personaggi del libro urla. Il tema del controllo, a cui automaticamente si legano quelli della comunicazione e della paranoia, termini che verranno continuamente ripresi nella narrazione, fanno da sfondo a questa storia, e lega molti degli ambienti e dei personaggi che P. descrive nei suoi vari romanzi.

Protagonista di questo racconto è insolitamente una donna, Oedipa Maas che, di ritorno da un ricevimento Tupperware, scopre essere stata nominata esecutrice testamentaria di Pierce Inverarity, suo ex amante. Costretta a lasciare la sua città e suo marito Wendell “Mucho” Maas, si troverà sulle tracce, non più solo delle cose appartenute a Inverarity, come francobolli, il lago a lui dedicato o la Yoyodine, ma di un fantomatico servizio postale, il Trystero (il cui simbolo è un corno), che si pone come alternativa a quello nazionale americano a cui la popolazione riserva “le bugie,  le recite della routine, gli aridi tradimenti della povertà spirituale”. Un tipo di comunicazione di cui molti si servono, e che improvvisamente appare come una costante nella vita della protagonista. La trova disegnata nei bagni, trova gente che disegna il corno e perfino in uno spettacolo teatrale in cui, appunto, un servizio postale alternativo, i Thurn und Taxis, cercano di soppiantare il sistema nazionale. Insomma, Oedipa si ritroverà inseguita e inseguitrice, sedotta e abbandonata, a lottare contro paranoia e entropia, sempre al limite di una crisi di nervi, fino ad arrivare al giorno dell’asta in cui il banditore metterà all’incanto il lotto 49, quello di Inverarity, e giorno in cui ci potrà essere lo scioglimento del mistero. Ma cos’è il Trystero? Esiste veramente? Non lo sapremo mai, forse un sogno, forse no, ma probabilmente non è questa la cosa più importante, ciò che interessa è “solo” il mondo nel quale succede tutta la storia. Pynchon, come nota Mattia Caratello in un saggio contenuto ne La dissoluzione onesta (Cronopio, 2003), in fondo è un mistificatore, dove con questo termine prendiamo per buoni i due significati che se ne danno, “quello consueto di “falsificare, alterare qualcosa, o imbrogliare, beffare qualcuno”, ma anche “il valore complementare di iniziazione: far entrare nel mistero per introdurre alla conoscenza”. Burlone e mistagogo, quindi.

Tradotto in Italia con insolito ritardo, Pynchon è ormai considerato il padre della letteratura postmoderna. Nato a Glen Clove nel 1937, di lui si hanno pochissime notizie. Schivo e irraggiungibile al pari di un altro grande scrittore, Salinger (che alcuni hanno azzardato essere il vero P.), di P. si hanno a disposizione solo un paio di foto, oltre al materiale narrativo, ad alcuni articoli e qualche introduzione. Perfino alla premiazione del National Book Award non si è presentato, preferendo mandarci un comico.

Particolare divertente, per capire il culto che di lui si ha negli States, è che l’unica concessione fatta alla popolarità sia la sua apparizione nel cartoon americano dei Simpson. In due puntate, infatti, Pynchon ha prestato la voce a se stesso, che appariva, ironicamente, oltre che immancabilmente giallo,anche con un sacchetto di pane sulla testa, così da nascondere i lineamenti.

Di lui in Italia ormai sono tradotte tutte le opere narrative: V. (Rizzoli, 1992), L’incanto del lotto 49 (Bompiani 1967, E/O 1996, Einaudi 2005), L’arcobaleno della Gravità (Rizzoli, 1999), Entropia (E/O, racconti, 1988), Vineland (Rizzoli, 1991), Mason & Dixon (Rizzoli, 1999).