Il ciclo dei Fabbricanti d’Universi (1965/1993) di Philip José Farmer


Il 1965 vide il lancio della minigonna ideata dalla stilista Mary Quant. Vide anche la messa a punto di una bevanda in grado di rispondere alla necessità da parte degli atleti di contenere il calo di rendimento dovuto alla sudorazione e alla conseguente perdita di sali minerali. La bevanda venne messa a punto da un team di ricercatori guidata da Robert Cade su richiesta dell’allenatore degli Alligators, squadra di football della Florida University. La bevanda venne chiamata Gatorade. Un anno dedicato al corpo, da allora sempre più coltivato. Corpi perfetti che nello stesso anno immaginava Philip J.Farmer per i protagonisti del ciclo dei Fabbricanti d’universi, iniziato, appunto, nel 1965. La serie completa realizzata nell’arco di un ventennio si compone di: Il fabbricante di universi (The Maker Of Universes, 1965), I cancelli dell’universo (The Gate Of Creation, 1966), Un universo tutto per noi (A Private Cosmos, 1968), Le muraglie della terra (Behind The Walls Of Terra, 1970), Il mondo di Lavalite (The Lavalite World, 1977), La macchina della creazione (More Than Fire, 1993).Chi sono i fabbricanti d’universi? La razza dei Signori che migliaia di anni addietro scoprì l'immortalità, la creazione della vita in laboratorio e addirittura il modo di fabbricare interi mondi: veri universi in miniatura, popolati di individui sottratti alla Terra, o creati dalla loro scienza. Poi, nel corso dei millenni, la decadenza, finché gli ultimi di questa razza onnipotente finirono con l'arroccarsi nei loro mondi personali, rifiutando ogni contatto con l'esterno. Quasi ogni contatto, poiché in giro per la Terra ci sono manufatti che permettono di penetrare in altri universi, dove i nostri dimorano. Uno di questi strumenti capaci di aprire le porte tra i mondi, un corno, capita nelle mani di un certo Robert Wolff, ed egli si trova inavvertitamente trasportato nel Mondo dei Livelli: un pianeta a forma di Torre di Babele, una specie di torta nuziale di dimensioni planetarie, sui cui piani vivono i discendenti di antichissime civiltà terrestri. Il Signore che ne è assoluto padrone risiede nel palazzo più alto, sulla cima di un gigantesco monolito, e sorveglia da lontano i suoi sudditi. Iniziano qui le avventure di Jadawin (anticipiamolo, si tratta di Wolff, anch’egli un Signore), Anana, Vala Urizen, Los, eccetera. I nomi sono tratti dalla mitologia del poeta William Blake, i corpi sono tutti giovani, belli, immortali. Corpi pensati per sostenere un’avventura dietro l’altra, ma questa non è solo una saga avventurosa. Se Assurdo universo di Frederic Brown è prima un saggio sulla fantascienza e poi un romanzo, questi di Farmer sono meta-saggi letterari. Scrive Sergio Brancato nell’introduzione al sesto romanzo della serie, La macchina della creazione: “Il suo mondo è una biblioteca, la biblioteca dei suoi libri preferiti, che egli legge all’infinito perché è in essi e da essi che ricava il più puro piacere. Scrittore-dio, dunque. Ma ogni scrittore opera come tale. I Fabbricanti d’universi, allora, non sono altro che lo smascheramento di ciò che muove l’opera letteraria. Sono scrittori essi stessi, e dalla loro biblioteca prendono forma i mondi di Babele, ossessionati dal desiderio di far coesistere tutto, di poter rendere visibile e vivibile ogni pezzo di Storia e Immaginario”.

Troviamo anche Farmer che trova modo di svolgere una parte da protagonista sotto le spoglie di Paul Janus Finnegan (notare le iniziali, conosciuto sul pianeta/torta come Kickaha), “Sono un uomo di due mondi”, dice Kickaha, “ho attraversato il confine che li divide”. Affermazione da prendere con le pinze, poiché è un bugiardo matricolato. “Io sono Kickaha, il ‘kickaha’, l’ingannatore, il creatore di fantasia e di realtà, l’uomo che i confini non possono trattenere”. Ce ne vuole, infatti, per trattenere la fantasia di Farmer, capace in questo serial di scrivere un saggio mozzafiato, un paradosso solo a dirlo. Si prenda il quinto volume, Il mondo di Lavalite, ambientato su Urthona, un mondo le cui forme e strutture mutano in continuazione. Qui le montagne sorgono dalle pianure, oppure sprofondano dando luogo a terrificanti burroni nell'arco di una nottata, qui oceani insospettati ricoprono depressioni createsi in pochi giorni, frammenti giganteschi del pianeta si distaccano dalla massa principale e, dopo esser rimasti in orbita per qualche mese, tornano a precipitare nuovamente su di essa. Ecco lo Scrittore-dio, che si ritrova altrettanto onnipotente nell’altro grande ciclo, il Riverwold, una Comedia per la quale Farmer ingaggia come protagonisti 35 miliardi di persone, ovvero tutta l’umanità, fatta resuscitare sulle rive di un gigantesco fiume.

Imperdibili nella sua vasta produzione anche L'inferno a rovescio (Inside-Outside), con protagonista Dostoevskji e le riscritture reiterate della vita e della gesta di Tarzan, talvolta intrecciate con quelle di Doc Savage. Altri scrittori arruolati da Farmer sono Herman Melville e Jules Verne e in un certo senso Kurt Vonnegut, che se la prese decisamente a male per aver visto un suo personaggio, Kilgoure Trout, firmare Venere sulla conchiglia (Venus on the Half-Shell, 1974), divertentissima quest firmata, appunto, con questo pseudonimo. In definitiva, tutta l’opera di Farmer si propone come un’impossibile matrimonio, felicemente riuscito, tra Jorge Louis Borges e Edgar Rice Burroughs.