Nova, la trilogia (1961-1964) di William Burroughs

 

Oltre la disperazione c'è William Burroughs, giunto laddove la fantascienza non si è mai avventurata, nell'incubo, nel disfacimento della parola, nelle trame occulte del potere, nella violenza degli strumenti che adopera, nell'ossessivo/paranoico controllo sotteso al mondo, nelle metamorfosi del corpo. Burroughs è questo e altro, è uno sciamano della parola, ardito come pochi autori nel Novecento. Innanzitutto, Burroughs è dotato di una scrittura strepitosa rivolta contro la parola, perché questa: “è un virus che non è mai stato riconosciuto come tale perché ha raggiunto uno stato di relativamente stabile simbiosi con il suo ospite umano”. La fantascienza tentò negli anni Settanta, in particolare, di avvalersi delle tecniche letterarie più sperimentali (si pensi a Tutti a Zanzibar di John Brunner o Female Man di Joanna Russ), ma sono esperimenti che impallidiscono di fronte ai lavori di questo stregone nato a Saint Louis (Missouri) nel 1914. Non si deve, però, limitarsi ad apprezzarne la scrittura. Ci sono le droghe,poi, la quantità incredibile di intrugli chimici che ingurgitò per buona parte della sua vita, prima di disintossicarsi.

La sua attività di scrittore può certamente essere letta come una dolorosa autobiografia e una denuncia degli effetti devastanti delle droghe, ma anche in questo caso ci si ferma in superficie, così come non sono esaurienti le vicende che lo vedono protagonista tra i protagonisti della beat generation e le sua avventure da scrittore maledette in giro per il mondo, in particolare in quel di Tangeri.

Occore compiere un salto e sprofondare nella lettura, poiché, come ha scritto il critico francese Gérard-Georges Lemaire: "Cancellando le parole, sconnettendo il circuito sintattico, apprendendo a respirare il silenzio, come i pesci, scoprendo la necessità imperativa di una 'scrittura del silenzio' William Burroughs giunge ad abbandonare la geometria piana della fiction a favore di una geometria dello spazio e giunge nel contempo a far passare della prosa attraverso delle sfere, dei cubi, degli esagoni, affinché l'uomo, questo animale che annoda il tempo, possa comprendere di essere entrato nell'era spaziale". (William Burroughs: una biografia, SugarCo, Milano, 1983). Dove inizia questo viaggio? Parte con Il Pasto nudo (The Naked Lunch, 1959) e prosegue nella trilogia Nova caratterizzata dal largo impiego del cut-up o montaggio libero (basato sul taglio arbitrario e sulla mescolanza di pagine differenti, una tecnica già anticipata dal dadaista Tristan Tzara). La trilogia è composta dai romanzi La morbida macchina (The Soft Machine, 1961), Il biglietto che è esploso (The Ticket That Exploded, 1962) e Nova Express (1964). Ricostruire la trama di questi romanzi è praticamente impossibile. Basti dire che Il pasto nudo vede il protagonista, William Lee, all'ultimo stadio della dipendenza dalle droghe, rifugiarsi in una nazione immaginaria, l'Interzona, che comprende anche le regioni di Annexia e di Freeland. Inizia qui il viaggio dentro un mondo dove pochi uomini incarnano il potere, creando letteralmente la realtà e controllando ogni cosa, tramite macchine, computers, fax, telescriventi, che trasmettono e diramano in continuazione messaggi contraddittori e fuorvianti (strano, somigliano al bombardamento degli spot pubblicitari ai nostri giorni). Una tecnica di controllo è quella di creare conflitti o di enfatizzare quelli già esistenti, allo scopo di esasperare la confusione.

A questo fine, il potere si serve della cosiddetta Polizia Nova, formata da agenti senza scrupoli che hanno il compito di eliminare qualsiasi forma di dissenso, con droghe, con false accuse di antipatriottismo e con processi da vera e propria caccia alle streghe. In questo universo non si combattono i buoni e i cattivi, tutti sono nemici di tutti, intanto “Operatori alieni venuti su dal fango del sottosuolo sociale ed emissari, contemporaneamente, di una lontana stella malvagia, tramano la distruzione della specie umana con speciali tecniche intimidatorie di droga, sesso e dolore. Un urlo di rabbia - un urlo di gioia attraversa a ultravelocità le galassie ferite”. Questo è Burroughs che se ne è andato nel 1997, dopo essere diventato un culto in ogni dove, dalla musica (ad esempio, i Soft Machine di Robert Wyatt si battezzarono così proprio per omaggiare il romanzo, Laurie Anderson lo ospitò nell'album Mister Heartbreak, per non parlare della saccheggiofonia di John Oswald) al cinema, a iniziare da David Croneberg che mise su pellicola Il pasto nudo, al movimento cyberpunk che lo osanna come nume tutelare. Quella di Burroughs è fantascienza scritta da un appassionato di fantascienza che non aveva intenzione di scrivere fantascienza. Ecco una prova: “ Sto leggendo un libro di fantascienza intitolato Il biglietto che è esploso. La storia assomiglia abbastanza a quello che sta succedendo qui… (in Il biglietto che è esploso). Ne sapeva una più del diavolo.