Fahrenheit 451 (Fahrenheit 451, 1966) di François Truffaut

Con Oskar Werner, Julie Christie, Cyril Cusack, Bee Duffel.

Il primo film a colori di Truffaut è tratto dal celebre romanzo di Ray Bradbury. Cupo, angosciante, ma inquietantemente familiare, il futuro distopico di Truffaut riprende le fila di un discorso iniziato con Il mondo nuovo di Huxley e 1984 di Orwell.

Montag (Werner) è un pompiere che, come tutti gli altri, invece di spegnere gli incendi li appicca, usando come combustibile i libri, la cui lettura è proibita dal regime. Sua moglie Linda (Christie), tipica rappresentante di un mondo narcotizzato, passa le giornate davanti allo schermo televisivo interagendo con la “Grande Famiglia” di cui tutti i telespettatori sono parte. Quando un giorno Linda ha uno shock causato dall’ingestione di una dose eccessiva di stimolanti, qualcosa cambia in Montag. Spronato dall’eccentrica giovane vicina di casa, Clarissa (sempre la Christie), Montag inizia a leggere un libro sottratto da una retata, David Copperfield di Dickens. Presto si rende conto di tutte le menzogne costruite intorno a lui, e si convince che c’è un’unica possibilità: fuggire e unirsi agli Uomini-libro che custodiscono il sapere di una civiltà ormai alienata.

Con questo film suggestivo ed estremamente simbolico Truffaut ha realizzato la più perfetta rappresentazione di una società totalitaria: una società dove regna l’ordine e la tranquillità, ma dove il controllo è capillare e la massa priva di qualsiasi volontà. Linda e Clarissa, interpretate dalla stessa attrice con acconciature differenti, sono i due estremi di questa società: la prima è completamente schiava del sistema, non si rende conto che le risposte che dà alla televisione che interagisce con lei sono in verità programmate, è assuefatta agli stimolanti e totalmente priva di ricordi a lungo termine (quando Montag le chiede di ricordare la prima volta che si sono conosciuti, lei non riesce a rispondere: il passato in questa società è inconsciamente cancellato). La seconda incarna la ribellione agli schemi, è giovane e piena di vita, ride, piange, si emoziona, è una lettrice convinta ma per le sue idee verrà cacciata dalla scuola dove insegna e privata dell’affetto dei suoi piccoli allievi che prima l’amavano e ora fuggono alla sua vista. Montag è diviso tra queste due donne, e sceglie idealmente la seconda: la televisione, che già prima odiava, comincia lentamente ad essere sostituita dai libri, che diventano “la sua famiglia”. La ribellione scoppierà infine quando Montag e i suoi colleghi scoprono nella casa di un’anziana signora un’enorme biblioteca; la donna rifiuta di abbandonare i suoi libri, arde insieme a loro, e così arde simbolicamente Montag, di odio verso una società così cinica e sorda. Trionfo di cinismo è il discorso del suo capitano (Cusack), che davanti alle migliaia di volumi dà la sua versione della lettura: “La filosofia non è che una moda, come le gonne corte”; “Biografie! Libri su persone morte!”; “Romanzi! Storie di cose mai accadute, e la gente vorrebbe che accadessero, ma ciò non è possibile”. Eppure Montag crede sia invece possibile. Crede sia ancora possibile commuoversi per delle storie mai accadute, e lo dimostra leggendo alle vacue amiche di Linda un passo di David Copperfield che fa scoppiare in lacrime una delle donne. Quando infine i pompieri arriveranno in casa sua per ardere i libri, dopo la segnalazione di Linda ormai esasperata, Montag sembra prima cedere ma poi dà sfogo alla sua volontà. Brucia il letto matrimoniale, freddo simulacro di un amore ormai scomparso, brucia il televisore, colpevole di aver alienato sua moglie; e brucia infine il suo capitano, quando questi cerca di sottrargli l’ultimo volume che gli è rimasto. E mentre la “grande famiglia” mostra ai cittadini la sequenza della morte di Montag, braccato e infine ucciso dalla polizia, il vero Montag più vivo che mai giunge al capolinea di un binario morto e incontra gli Uomini-Libro, dove si è rifugiata anche Clarissa. Il suo scopo sarà ora quello di imparare a memoria I racconti del mistero e dell’immaginazione di Poe; imparare per non dimenticare. Nel film c’è un sottile filo di speranza che aleggia: in una società dove le parole scritte sono cancellate, in cui i giornali sono fatti di sole vignette senza fumetti, gli incartamenti sono composti da sole foto, i bambini imparano solo le tabelline, le etichette dei medicinali sono solo numeri, e addirittura il film al posto dei titoli di testa dà a una voce impersonale il compito di sciorinare i nomi dei produttori, sceneggiatori ecc., in questa società è singolare che sia Montag sia il suo capitano riescano a leggere senza troppe difficoltà le parole dei libri. Il simbolo, forse, di una piccola luce che la società oscurantista non è riuscita a soffocare. Come disse lo stesso Truffaut: «Il vero orrore è quello di un mondo in cui è proibito leggere, dunque è proibito conoscere, amare, ricordare».

François Truffaut (1932-1984) inizia il suo rapporto con il cinema come critico della rivista Cahiérs du Cinema. Il suo esordio come regista è con 400 colpi (1959) che viene acclamato come un autentico capolavoro. Seguiranno tra gli altri Jules e Jim (1962) Baci rubati (1969), Effetto notte (1973), La camera verde (1978), L’ultimo metrò (1980).