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LETTURE / LA CONTEMPLAZIONE


di Edgar Borges / Lavieri, S. Angelo in Formis, 2013 / pp. 175, € 15,00


 

Le cose nascoste nei libri

di Ricardo Montero

“Ti è mai capitato di perderti il giorno? Ti sei mai chiesto dove mi trovo e cosa ci faccio qui? E quel che è peggio, ti sei mai svegliato con la strana sensazione di non sapere in realtà chi sei? E confondi il tuo io con quello degli altri; ti si intrecciano le storie e non riesci a definire chi le vive e chi le racconta. Ogni secondo implodi e dentro di te muoiono in molti”.

Questo è l’incipit di uno dei più bei capitoli de La contemplazione, romanzo di Edgar Borges da poco pubblicato in italiano. È facile intuire perché Enrique Vila Matas, nel presentarlo al pubblico spagnolo, affermasse che leggere questo libro fosse un po’ come “perdersi nel labirinto delle identità dimenticate”.

Edgar Borges è uno scrittore venezuelano che sembra possedere tutte le potenzialità per poter essere collocato su quella stessa straordinaria scia dei grandi narratori latinoamericani del Novecento. Da anni seguiamo ed apprezziamo la sua produzione, da quando, per puro caso, ci è capitato di imbatterci in uno dei suoi testi forse meno organici, ma certamente tra i più ricchi di spunti e riflessioni di pregevole originalità. Ci riferiamo a Cronicas de bar (2011), una raccolta di ventuno resoconti su altrettanti bar della regione asturiana, che Borges aveva in origine redatto per un giornale locale, prima di avere l’ottima idea di raccoglierli in un volume.

Il grande fascino che fin da subito questo scrittore riesce ad esercitare sul lettore risiede probabilmente nella inconsueta modalità attraverso cui è in grado di tenere insieme alcuni dei principali temi della grande letteratura: la creatività, l’audacia, la capacità di stupire il lettore, ma anche una lucida e mai banale messa in gioco della tradizione letteraria alla quale più o meno consapevolmente si appartiene. E nel caso di Borges questa tradizione si può evincere chiaramente proprio dai frequenti, per quanto mai pedanti, riferimenti ai maggiori interpreti dai quali evidentemente trae ispirazione.

Nelle sue cronache assistiamo infatti alla messa in scena di molteplici storie, amalgamate dalla comune partecipazione a quei confessionali democratici che sono i bar, nelle quali si incrociano personaggi ordinari con le loro esperienze quotidiane di sesso, arte, scienza, sport, musica, politica ed altro, in un dialogo continuo con altre narrazioni di personaggi molto meno ordinari, quali Fernando Pessoa, Robert Walser, Georges Perec, Julio Cortázar, Thomas Pynchon, Claudio Magris e Peter Handke; ma anche Salvador Dalí, Henri de Toulouse-Lautrec, e ancora Carlos Gardel, Charlie Parker e Rubén Blades. Insomma un turbinio di narrazioni, in un certo senso una piccola lezione di letteratura, che ricorda molto da vicino l’opera di maestri anche contemporanei come Roberto Bolaño e lo stesso Enrique Vila-Matas.

Proprio quest’ultimo, avremmo scoperto in seguito, approfondendo la conoscenza di Edgar Borges, all’epoca ancora del tutto ignoto al pubblico italiano, aveva parlato dello scrittore venezuelano come di uno di quelli che ama considerare la letteratura al modo di un complotto contro la realtà, individuando nel suo romanzo La contemplazione un’opera a suo dire di singolari potenzialità.

Questo l’antefatto. Veniamo ora, più nello specifico, ai contenuti del romanzo. La contemplazione è una di quelle opere che può essere letta da diversi punti di vista, anche interscambiando più di una volta le possibili prospettive ermeneutiche nel corso delle sue inevitabili riletture. Quella che ci ha suggestionato maggiormente e che suggeriamo (fermo restando che ogni lettore, compreso lo stesso autore, potrebbe fornirne a sua volta una propria legittima prospettiva, anche del tutto diversa dalla nostra) concerne la storia di una donna (che però potrebbe essere anche un uomo o un transessuale) che viaggia in un treno alla ricerca della persona di cui è innamorata, diretta verso una fantomatica strada, la calle 11. In questa strada, di una peraltro non meglio specificata città, si verificano odiosi omicidi ai danni di immigrati, omosessuali ed emarginati. Per far fronte al panico che si va diffondendo in città, le istituzioni incaricano due poliziotti – l’ispettore Chapman e il detective Colussi – di seguire da vicino il caso. E così questa storia principale che percorre il libro viene ad intrecciarsi con la narrazione degli eventi riguardanti le indagini della polizia e i diversi personaggi che, per una ragione o per l’altra, ne restano coinvolti.

Uno di questi personaggi è però anche l’autore di un romanzo – La contemplazione, appunto – che qualcuno, per motivi misteriosi, ha rubato prima della sua pubblicazione. Ed è proprio intorno alla storia narrata in questo racconto (nel racconto) che si rende possibile un ulteriore intreccio narrativo del romanzo, in cui i personaggi sembrano perennemente avvolti in un’atmosfera kafkiana (la presenza del grande genio praghese – autore di un testo intitolato appunto Contemplazione – all’interno della struttura del racconto, è peraltro anche dichiaratamente proposta più volte dallo stesso Borges durante la narrazione).

Ovviamente però, come accade sempre con la vera letteratura, il libro di Edgar Borges non è soltanto questo: non si tratta solo della narrazione di un viaggio in treno che sembra non finire mai, né soltanto di una serie di eventi intervallati da riflessioni teoriche e morali (contemplazioni); ad esempio, non si tratta solo di omicidi apparentemente senza senso, né delle peripezie di un transessuale per sopravvivere in un universo onirico in cui tutti sembrano essere al contempo assassini e vittime; o ancora, non si tratta solo di uno scrittore compulsivo e di una coppia di immigrati con una strana bambina che riceve delle inspiegabili lettere, figure e situazioni in cui via via ci si imbatte proseguendo della lettura. Edgar Borges è infatti uno scrittore coraggioso, che non teme di proporre ai suoi lettori quelle che sono le sue interpretazioni e anche i suoi giudizi di valore rispetto ad alcuni dei grandi paradossi che caratterizzano le società in cui viviamo.

La contemplazione – come sostiene ad un certo punto del testo la protagonista del romanzo – può avere sia un suo versante negativo, ovvero “la contemplazione come stato di complicità, come modo di vedere la tragedia con le braccia incrociate, di sedersi a osservare il dolore con un bicchiere di vino in mano”; sia anche un suo versante di tipo positivo, che è quello della contemplazione artistica della bellezza: in tal senso “si contempla l’infanzia, un ricordo, un dipinto, una fotografia, un libro, un amore… un paesaggio”.

Ed è nella presentazione di queste riflessioni che Edgar Borges dimostra quanto la letteratura possa contribuire ad un’analisi non convenzionale della società contemporanea e svelare, con le armi che le sono proprie, i pericolosi e a volte impercettibili sintomi di un degrado culturale dalle molteplici e insidiose sfaccettature. Perché la letteratura, come l’arte in generale, non dovendo chiedere permesso alla realtà per poter esistere, è in grado di trasformarsi in uno straordinario strumento per mettere in scena i meccanismi più occulti del sistema sociale in cui siamo irretiti; una sorta di dispositivo per aprire quelle porte che la normalità tende a tenere socchiuse.

 


 

LETTURE

 Borges Edgar, Cronicas de bar, Editorial Milrazones, Santander, 2011.
Borges Edgar, El hombre no mediatico que leia a Peter Handke, En Huida, Sevilla, 2012.