David Lynch BoxDavid LynchEraserhead

visioni /
di Adolfo Fattori
Cose oscure e inquietanti
sognate da David Lynch

Si è dovuto aspettare più di trent’anni perché qualcuno decidesse di pubblicare in Italia uno dei film più estremi e conseguenti della storia del cinema, Eraserhead La mente che cancella, di David Lynch (1977). Lo ha fatto la Raro Video, realizzando un cofanetto che oltre a proporre la prima pellicola del regista, offre un dvd con la serie di corti di animazione Dumbland (2002), i suoi corti, e un volumetto a stampa. Il regista, che definì il suo primo lungometraggio “un sogno di cose oscure e inquietanti”, è tornato in seguito a parlare di Eraserhead, nella raccolta di scritti In acque profonde, scrivendone come del “… più spirituale di tutti i miei film” (2008, p. 39). Non è esagerato definire Eraserhead un film leggendario: scarsamente distribuito, se non in sale d’essai e in cineforum, visibile – a volte – con i sottotitoli, trasmesso come una meteora a tarda notte in programmi come Fuori orario, di faticosa e difficile visione. Lo stesso, naturalmente, vale per i cortometraggi, allucinati, onirici, criptici: forse decifrabili come i possibili sogni che popolerebbero le notti di personaggi come quelli del film, abitanti di un universo parallelo delirante e grottesco. Difficilissimo, intanto, riassumerne la trama. Preferibile descriverne come flash alcune sequenze. La testa di Henry Spencer (Jack Nance) fluttua nel vuoto mentre in sovrimpressione appare la superficie di un pianeta. Al suo interno un uomo dal volto butterato maneggia le leve di un macchinario. Vengono liberate strane forme, simili a spermatozoi, che piombano in una pozza di liquido. Ricompare Henry, che si muove fra detriti industriali e edifici fatiscenti. Henry a casa di Mary (Charlotte Stewart). Con lei la madre, il padre invalido e la nonna, catatonica, della ragazza. Straordinaria la sequenza in cui la nonna viene messa in piedi, accostata al tavolo, e “usata” mantenendole le braccia per condire un’insalata. Per cena ci sono dei polli “sintetici”: quando Henry cerca di tagliare il suo, questo comincia a muovere freneticamente le zampe ed emette un liquido nerastro. Tra gli elementi del radiatore della sua stanza, Henry vede illuminarsi un teatrino sul cui palcoscenico appare una cantante (Laurel Near) dalle guance gonfiate da due escrescenze tumorali. La testa di Henry si stacca dal corpo che continua a restare in piedi: al posto del capo appare la testa del figlio che emette un urlo lancinante. La testa di Henry cade in una pozzanghera, e, raccolta da un ragazzino, finisce in una fabbrica ed è utilizzata per ricavare le gomme per cancellare poste all'estremità delle matite – il che, per inciso, evidenzia la piccola forzatura disorientante del titolo italiano: La testa (delle matite) che cancella, non la “mente”… La testa del neonato galleggia nell'aria, quindi comincia a crescere sino a riempire l'intera stanza. Il pianeta del prologo si frantuma, l'uomo dal volto sfigurato perde il controllo delle leve. Henry e la donna del termosifone sono stretti l’uno all'altro. Una bianca luce accecante riempie lo schermo… (da Caccia, 1993, pp. 26-27). Nello sviluppo della pellicola è certo possibile individuare dei legami, visivi, fra alcuni elementi: i liquidi ripugnanti, le somiglianze fra gli esseri visti all’inizio e la testa della creatura, le teste di Henry e di questa. Un gioco di metamorfosi, di sostituzioni, di irruzioni di elementi bizzarri, incongrui che si giustappongono l’uno all’altro, sullo sfondo – pensiamo all’uomo del macchinario e al macchinario stesso – di un mondo leggermente “spostato” e, comunque, insensato e coercitivo. Il regno dell’Unheimlich, in cui anche i pezzi più comuni e rassicuranti acquistano una cifra inquietante e aliena: il termosifone, i pavimenti, le pareti, le luci perennemente sul punto di fulminarsi, che inducono a pensare ad un universo sempre sull’orlo del collasso, della sparizione, in cui i viventi hanno ben poco da decidere o da controllare… Qui ritroviamo alle origini alcune costanti dell’estetica di Lynch, che torneranno nei lavori successivi: le decorazioni dei pavimenti, le luci intermittenti e crepitanti, le apparizioni oniriche di cantanti che galleggiano negli ambienti come su un palcoscenico estemporaneo. Ritroviamo le luci “epilettiche” in Velluto blu (1986), insieme ai pavimenti decorati con disegni astratti, linee spezzate che si rincorrono in parallelo e sembrano condurre in un altrove da incubo, mentre la cantante di Eraserhead è direttamente parente del nano di I segreti di Twin Peaks (1990-1991), dove peraltro compaiono anche tutti gli altri tratti stranianti del primo lungometraggio del regista, e dei suoi corti, quasi dipinti in movimento (Lynch fra l’altro scrive che avrebbe voluto fare il pittore, 2008, cit., pp. 17-20), che si replicano per esempio nelle chiome degli alberi agitate dal vento di Twin Peaks, ripresi in modo da riempire lo schermo. Quasi un Giovan Battista Piranesi, o un Gustave Dorè, un Francisco Goya, un – perché no - Hyeronimus Bosch postmoderno, ancor più allucinato, estraneo. Il tutto riporta il cinema alla sua sostanza profonda, fatta di sogno, e a realizzarne il destino di erede di quella dimensione estetica del fantastico (Abruzzese, 1979) emersa dalla nascita di una società secolare che tentava di liberarsi del suo passato intriso di magico (Todorov, 1968). Il perturbante è la cifra nucleare anche di Twin Peaks, l’incursione magistrale di Lynch nei formati televisivi. Ci riferiamo in particolare alla “prima stagione” del serial: la “seconda” non mantiene la stessa forza, anche per l’affidamento delle regie ad altri. Differente da tutte le serie precedenti, per il recupero che opera di tutti i generi narrativi, dalla commedia al dramma al thriller, all’horror alla fantascienza, sembra per molti versi, usando un formato più esplicito, discorsivo, dispiegare e riarticolare grazie al respiro che la durata offre il tentativo di narrare l’inesprimibile, il visionario di Eraserhead. Qui lo scenario è una tranquilla cittadina della provincia americana – dove probabilmente fino al giorno prima del delitto che mette in moto gli eventi e precipita gli abitanti nella paura, l’infrazione palese più grave alla regole è stata una guida in stato di ubriachezza o un litigio fra vicini. Ma l’uccisione – efferata, morbosa, quasi rituale – di Laura Palmer porta alla luce tutto il torbido groviglio di conflitti, tradimenti, segreti inconfessabili che vive sotto la patina di serenità e decoro della cittadina. Groviglio che in realtà per molti versi solo lo sguardo onnisciente del regista/narratore – e quindi dello spettatore – può vedere. Perché i cittadini di Twin Peaks non lo vedono… Preferiscono non esserne consapevoli: troppo vicini a loro sono i segreti della cittadina, perché possano/vogliano conoscerli davvero. Non vogliono varcare quella soglia che permette di traslare dal quotidiano al perturbante, dall’Heimlich all’Unheimlich, mentre noi, spettatori al di qua dello schermo, li osserviamo transitare inconsapevolmente, quasi ipnoticamente, attraverso la soglia che separa il consueto dall’imprevedibile, il plausibile dall’irrazionale, il Bene dal Male. Un’operazione, quella di David Lynch, che può riuscire solo grazie alla capacità – quasi spontanea – di pescare nei luoghi più in ombra dell’inconscio, e in questo caso di ricondurli alle forme più strutturate (i calchi del genere) dell’immaginario collettivo. Mettendoli in scena filtrati dalla visionarietà della sua regia. Quella che spinse Stanley Kubrick a proiettare continuamente agli attori Eraserhead durante le riprese del suo Shining (1980) per tenerli in un continuo stato di inquietudine. E che indusse forse lo stesso Lynch a girare per il cinema un prequel del serial, Fuoco cammina con me (1992).

 


 

:: letture ::

— Abruzzese A., La grande scimmia, Napoleone, Roma, 1979.

— Caccia R., David Lynch, Il Castoro, Milano, 1993.

— Fattori A., Di cose oscure e inquietanti, Ipermedium, Napoli, 1995.

— Lynch D., Catching the Big Fish, 2006, trad. it. In acque profonde, Mondadori, Milano, 2008.

— Todorov T., Introduction à la littérature fantastique, Seuil, Paris, 1968.

 

:: visioni ::

— Kubrick S., Shining, Usa, 1980, Warner Home Video, 2007.

— Lynch D., Eraserhead, Usa, 1977, in Eraserhead, I corti di David Lynch, Dumbland, Raro Video, 2008.

— Lynch D., Blue Velvet, Usa, 1986, Velluto blu, 20th Century Fox Home Entertainment, 2002.

— Lynch D., Twin Peaks, Usa, 1990-1991, I segreti di Twin Peaks, Paramount Home Entertainment, 2002.

— Lynch D., Fire Walk with Me, Usa, 1992, Fuoco cammina con me, Paramount Home Entertainment, 2007.

— Lynch D., Dumbland, USA, 2002, in Eraserhead, Usa, 1977, Eraserhead, I corti di David Lynch, Dumbland, Raro Video, 2008.