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    marilynmarilyn

    Paradossalmente però, quella Marilyn dei mille colori, che ammicca non solamente a chi la guarda ma ad un concetto intero di vita, è una Marilyn statica, fossilizzata nello spettro del possibile, nella differenza delle tonalità di una tavolozza che parla sempre della stessa cosa, che dipinge sempre la stessa immagine. Marilyn è l’archetipo del pop, è la figura primordiale e più adeguata di un modo di fare, di una tendenza economica, di uno stile artistico, di un’industria cinematografica, di una scalata finanziaria, etc. etc. Si potrebbe allungare questo elenco per un’altra mezza dozzina di centinaia di battute e nessuno, certamente, se ne avrebbe a male. In mezzo ai quasi quarant’anni di vita, tra la sua nascita e la sua morte, non c’è soltanto un sorriso cristallizzato nell’arcobaleno. Non si vuole parlare della morte di Marilyn, nonostante quest’ultima sia la cosa più discussa della sua vita, nonostante in essa alberghi il sospetto di una troppo ricca società putrescente, il marciume di un’immagine che non può dire “io soffro”. Ecco: c’è solo una ragazzina di padre sconosciuto e madre psicolabile, in balia di mille affidi e di mille separazioni, una bambina fatta per non avere una famiglia, fatta per macerare nel terribile, quel terribile da cui nemmeno una vita di sfarzo l’avrebbe mai risollevata.

    marilyn

    Marilyn ammicca ai soldati al fronte, Marilyn canta buon compleanno a John Fitzgerald Kennedy, Marilyn è la bionda Marylin, bionda per scelta, per convenienza, non certo per nascita. Ma Marilyn, checché se ne dica, non è nient’affatto Marilyn. Prima di lei viene Norma Jeane Baker, prima di lei viene una ragazzina emarginata dall’atmosfera truculenta di una nazione che per quanto possa incensare il singolo, è anche capacissima di escluderlo e di metterlo alla berlina. Talvolta le storie di vita possono anche essere lette al contrario, cronologicamente parlando, e questo non significa che esse siano meno veridiche, anzi. E allora il sogno, la linea che prima era tracciata come una parabola ascendente, diventa il ruzzolare di una biografia verso il basso, verso la miseria.
    “La tua anima di figlia di piccola gente”. Così Pier Paolo Pasolini sintetizza quello che c’è dentro l’anima di Marilyn, figlia di piccola gente col dono terribile e gigantesco della Bellezza. La stessa bellezza che ha messo la parola fine sull’esistenza della bambina e dell’attrice, della “sorellina minore”.

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