Star Trek, lassù qualcuno ci racconta

 

di Lamberto Pastore

 

Una traccia indelebile nella cultura americana ed al contempo un fenomeno di costume senza precedenti. Tale va considerata Star Trek (NBC, 1966–1969), la serie TV - creata da Gene Roddenberry - che ha appassionato almeno due generazioni di giovani di tutto il mondo. Fino ad allora il rapporto tra la fantascienza e la televisione si era limitato alla produzione di show ad un pubblico prevalentemente adolescente, con titoli come Captain Video (1949–1950), Space Cadet (1950), e la sola eccezione di Ai Confini della Realtà (1959–64). Eppure, quando il telefilm venne trasmesso alla tv americana per la prima volta, non riscosse un immediato successo.

Anzi, dopo solo tre stagioni televisive e 78 episodi, venne cancellato senza appello dai palinsesti del network. Fu solo grazie alle numerose repliche che sempre più spettatori rimasero affascinati dai viaggi e dalle avventure dell’astronave Enterprise. Tanto che anche chi non ha mai visto il telefilm conosce le famigerate orecchie a punta del vulcaniano Spock, adottate anche in numerosi spot e sketch di varietà nazional/popolari. Il resto è storia: a partire dal 1979 sono stati realizzati dieci film e altri quattro tv–show con nuovi personaggi, rendendo Star Trek  non solo un cult mass mediatico, ma una “leggenda” di fine millennio.

La cronaca di un viaggio di cinque anni nello spazio sconosciuto compiuto da un’astronave terrestre in un’epoca in cui l’uomo ha già colonizzato immense frazioni di Universo e scoperto innumerevoli altri mondi. L’equipaggio è il frutto di questo futuro multirazziale: dall’atletico e suadente capitano Kirk (William Shatner) all’enigmatico signor Spock (Leonard Nimoy), dall’irascibile dottor McCoy (DeForrest Kelley) al gioviale ingegnere capo Scott (James Doohan), dalla sensuale Uhura (Nichelle Nichols) ai solerti Sulu (George Takei) e Cechov (Walter Koenig).

Nelle intenzioni del suo creatore, Star Trek –  in Italia conosciuta anche con il sottotitolo di Destinazione Cosmo - doveva essere un prodotto più maturo rispetto agli standard raggiunti dalla produzione televisiva dell’epoca, sotto la veste della carovana di pionieri che si muove tra le stelle dello spazio. Roddenberry faticò non poco a trovare i finanziamenti, ricevendo più di un rifiuto da parte dei cosiddetti studios a cui sottopose il progetto. Una volta approvato, lo show si avvalse del fior fiore della fantascienza americana di quel periodo. Diversi episodi furono firmati da autori del calibro di Robert Bloch, Normand Spinrad, David Gerrold, Richard Matheson, Theodore Sturgeon, Harlan Ellison e Frederic Brown.

Il continuo  alternarsi di scenari (dall’epopea western alle atmosfere peplum, fino al gangster movie e all’horror) fu l’indice di una commistione di generi fino ad allora poco praticata sul piccolo schermo. Scelta dovuta anche alla necessità di riciclare vecchi set di altre produzioni. L’intera gamma di episodi di Star Trek è lo specchio dei contrasti e delle conquiste della società americana dell’epoca (il conflitto interrazziale, la guerra in Vietnam, il movimento hippie e i fermenti studenteschi, il sogno tradito della Nuova America di Kennedy) ma è anche il desiderio di un futuro fatto di pace, armonia e sviluppo, dove anche i “cattivi” dispongono di un loro codice morale.

 

 

    (1)  [2] [3]