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    Il concetto discriminatorio di guerra
    di 
    Carl Schmitt

    Questo scritto del 1938 si staglia a metà strada tra il diritto internazionale e la filosofia politica. Carl Schmitt riflette sulle incoerenze che contraddistinguono l’assetto giuridico della Società delle Nazioni, riverberate ampiamente nella nuova definizione della guerra e della neutralità. Il concetto di guerra, e lo jus belli insito, si trasformano in modo sostanziale: non si tratta più di un conflitto tra Stati con pari dignità, ma si fa strada a spintoni l’idea che esistano forme di “guerra giusta” combattute contro governi del tutto criminali, disumani, ai quali è precluso ogni diritto. Di fronte a questa pretesa castigatrice, ogni forma di neutralità viene bandita in quanto anch’essa sospetta. È questa la guerra discriminatoria, peraltro combattuta sempre in nome di presunti scopi umanitari, universalistici, da parte di chi si arroga però il diritto di decidere quali siano in effetti i valori giusti da perseguire in nome del bene assoluto della comunità internazionale. Invece, suggerisce più o meno velatamente Schmitt, questa aspirazione a farsi portavoce della giustizia sul piano globale finisce per nascondere la pretesa di egemonia e di dominio di un nuovo ordine mondiale, che stati come gli Usa in particolare fanno propria. A dire il vero, su Schmitt pesa come un fardello enorme la sua adesione al nazionalsocialismo, che certo non lo rende immune da critiche anche consistenti, ma il suo punto di vista invita lo stesso alla riflessione e all’analisi, e ci può aiutare almeno a concepire quella che lui stesso definisce una “autentica comunità dei popoli”.
    Luca Bifulco

    Schmitt
     
    titolo 
    Il concetto discriminatorio
    di guerra

    di Carl Schmitt

    editore Laterza, Roma-Bari

    pagine XLI-84

    prezzo € 15,00

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    Discorsi sul divenire dentro i luoghi del contemporaneo
    di 
    Maria D'Ambrosio

    Maria D’Ambrosio prosegue nella messa a punto, proponendo materiali per così dire laterali e complementari, del discorso avviato nei suoi lavori precedenti, offrendo ulteriori spunti alla riflessione sulla sua idea di educazione e formazione, fornendo, come recita il sottotitolo del libro, alcune significative suggestioni pedagogiche. Qui l’autrice ri-affronta i temi che le sono più congeniali: la metropoli, il virtuale, i loro intrecci e le loro differenze come luoghi dell’agire e dell’esprimersi, e quindi come ambienti formativi ed educativi contigui a quelli dell’istruzione istituzionale – ancora troppo spesso ritenuti da questa, con miopia e presunzione, estranei al suo campo, laddove l’attenzione ai quali è invece centrale per le politiche e le strategie di lotta all’esclusione e la promozione dell’inclusione sociale. I due fulcri dell’attenzione della sociologa napoletana sono sempre il corpo e le tecnologie, nel loro separarsi e integrarsi, nel richiamarsi a vicenda, nel coagularsi appunto negli ambienti abitativi locali offerti dalla geografia fisica e sociale e nel lanciarsi verso la dimensione globale proposta dalla virtualità, attorno alle pratiche del gioco e dell’arte, ambiti tuttora tenuti troppo separati nella riflessione tradizionale e accademica, che invece hanno una grande affinità: l’esplicarsi a partire dalla pratica e dall’esperienza concreta dell’azione e del confronto con le cose, gli altri, il Sé.
    Adolfo Fattori

    D'Ambrosio
     
    titolo 
    Discorsi sul divenire
    dentro i luoghi del contemporaneo

    di Maria D'Ambrosio

    editore Liguori, Napoli

    pagine 147

    prezzo € 15,00

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    Individualmente insieme
    di 
    Zygmunt Bauman

    In questo testo sono raccolti diversi brevi saggi di Zygmunt Bauman, sociologo di gran fama internazionale e dalla produzione ipertrofica, benché alquanto ripetitiva. Nelle riflessioni proposte sono infatti presenti tanti degli spunti che Bauman ha elaborato negli ultimi anni, e che tentano di comprendere alcune delle principali caratteristiche di una società, quella contemporanea, che si è trasformata da società di produzione in società di consumi. In primo luogo è asse portante della contemporaneità occidentale il processo di individualizzazione: ognuno oggi è costretto a costruirsi da solo, senza sosta, la propria identità, in una continua e affannosa ricerca che si ammanta di consumi effimeri e sminuisce l’importanza della vera cittadinanza a vantaggio della sovrastima della dimensione privata. Il tutto in una realtà “liquida”, ovvero in continuo cambiamento, poco adatta a rassicuranti pianificazioni e progetti a lunga scadenza. I desideri, le necessità sono sempre instabili e preludono ad un consumo immediato e vorace, per nulla prospettico. In questo contesto in cui il “feticismo della soggettività” sembra trionfare, questo eccesso di presunta autonomia entra in conflitto con le esigenze di sicurezza, sotto ogni profilo. Anche perché mancano quelle energie e quegli istituti sociali che possano accompagnare la responsabilità individuale, rendendo ogni scelta meno incerta, fornendo alle biografie e ai piani esistenziali quella solidità oggi offuscata.
    Luca Bifulco

    Bauman
     
    titolo 
    Individualmente insieme

    di Zygmunt Baumn

    editore Diabasis, Reggio Emilia

    pagine 137

    prezzo € 10,00

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