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    Io sono Helen Driscoll
    di Richard Matheson 

    Finalmente qualcuno – Fanucci – ristampa un piccolo capolavoro di quella narrativa a cavallo fra fantascienza e fantastico che costituì la fortuna di Ai confini della realtà di cui Richard Matheson fu uno degli sceneggiatori di punta e in cui era un maestro. In Io sono Helen Driscoll, lavorando con un equilibrio perfetto a cavallo fra thriller, horror e science fiction, lo scrittore narra la storia di Tom Wallace, un uomo normalissimo con una altrettanto normale famiglia. Una sera, durante una festa, Tom, scettico, si offre di sottoporsi come cavia per alcuni esperimenti di ipnotismo. Finita la serata, Wallace scopre che la sua mente dopo l’ipnosi è capace di captare le onde telepatiche e leggere il pensiero delle persone a lui vicine. Ma la cosa stupefacente è un’altra: Tom entra in contatto con un’inquietante presenza: lo spirito di una giovane donna che sembra vivere in casa sua: una certa Helen Driscoll. Ma chi è questa ragazza? E qual è il messaggio che cerca disperatamente di trasmettere? Questa la trama, di cui ci guardiamo bene dallo svelare il finale. Una narrazione comunque magistrale, che in passato fu pubblicata da Urania, la prima volta nel 1959, e poi in varie ristampe, e che ha almeno due tentativi di trasposizione cinematografica: uno esplicito, Echi mortali, di David Koepp, uno più vago, ma secondo noi direttamente ispirato, che è Le verità nascoste di Robert Zemeckis, con Harrison Ford e una bravissima e bellissima Michelle  Pfeiffer. 
    Adolfo Fattori
    driscoll
    di Richard Matheson

    Titolo Io sono Helen Driscoll

    Editore
    Fanucci, Roma, 2008

    Pagine 240

    Prezzo € 17,00
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    Le proiezioni della memoria
    di Antonio Cavicchia Scalamonti

    Un pregevole studio sociologico sulla memoria e sulla società moderna delineato attraverso l’analisi di alcuni film recenti, considerati come indicatori attendibili e come cornici esemplificative di un sentire piuttosto comune o di un dibattito vivace su temi socialmente pregnanti. Cavicchia Scalamonti, uno dei più accreditati sociologi della memoria e della morte, esamina tre film: Forrest Gump, ritenuto esempio del distacco, tipico della società moderna individualizzata e presentificata, tra la memoria personale e gli itinerari dispensatori di senso della memoria collettiva o, per alcuni versi, di quella storica (nella consapevolezza del faticoso ma stimolante compito che ci aspetta: trovare un modo per coniugare le istanze a prima vista aporetiche della libertà individuale e della definizione di ordini di senso frutto della memoria condivisa); La camera verde, che tematizza la difficoltà di ricordare i morti in una società in cui mancano simboli comuni di comprensione della morte ed una cultura della giusta memoria, “una specie di lutto riuscito che manterrebbe il giusto equilibrio tra il necessario dovere della memoria e l’altrettanto necessario bisogno di dimenticare” (problema acuito ad es. nella Prima Guerra mondiale, dove la morte di massa diviene ancor più incomprensibile); Blade Runner, esempio dell’idea della mancanza di un Universo Simbolico – in un mondo pervaso dalla tecnica – capace di inserire ogni biografia in un ordine temporale coerente e di alimentare identità placide. 
    Luca Bifulco
    memoria
    di Antonio Cavicchia Scalamonti

    Titolo
    Le proiezioni della memoria

    Editore Ipermedium libri,
    S. Maria C. V., 2008

    Pagine 116

    Prezzo € 13,50
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    Il mondo senza di noi
    di Alan Weisman

    È un caso editoriale e non sorprende, si capisce dalle prime righe che si tratta di un prodotto confezionato per avere successo. Stile coinvolgente, buon ritmo, spina dorsale tecnico/scientifica ma non troppo, ben documentato. Lo spunto è avvincente: come e in quanto tempo il nostro pianeta tornerà a “rifiorire” dopo la scomparsa della razza umana. Ovvero, immaginiamo che per un qualsiasi motivo noi terrestri ci dovessimo fare da parte, che succederebbe? Si capisce che messa così, gli scenari a disposizione sono numerosi, fantastici, avvincenti, apocalittici, ed ecco spiegato il successo. Il dopo di noi funziona come i dinosauri  per i bambini. Siamo nell’interregno tra la fiction e il saggio scientifico, ma a monte ci si potrebbe chiedere, ma ci interessa sapere che fra centomila anni il pianeta sarà irriconoscibile se noi, come cantavano i Nomadi, non ci saremo? O come si interrogava Il Male, chi se ne frega? E qui viene il bello e l’utile del libro, perché per spiegarci come la natura si toglierà un bel po’ di sassolini dalla scarpa, ci viene raccontato come era la Terra prima di noi e, eccoci al punto, come l’abbiamo resa malconcia. Così, non si sa quanto volontariamente, il racconto di Weisman si trasforma in un documentato libro bianco sull’ambiente. Certo ben romanzato, ma che male c’è? Di scoperte se ne fanno molte, procedendo nella lettura, tutte avvincenti, come, ad esempio, le pagine dove si prendono in esame due simulazioni reali, ovvero Varosha, località turistica sulla costa orientale di Cipro e la Dmz, una striscia di terra lunga 246 km e larga 4 che divide la penisola coreana in due. Zone dove gli umani divisi in due fazioni non risiedono più e la natura si è rimboccata le maniche.
    Gennaro Fucile
    il mondo senza di noi
    di Alan Weisman

    Titolo Il mondo senza di noi

    Editore Einaudi, Torino, 2008

    Pagine 373

    Prezzo € 14,50
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