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Winston Smith e Guy Montag, eroi nei regni della distopia
di Simona Vitale

distopia…stiamo dando alla lingua la sua forma finale, quella che avrà quando sarà l’unica ad essere usata. Quando avremo finito la gente come te dovrà impararla da capo. Tu credi, immagino, che il nostro compito principale consista nell’inventare nuove parole. Neanche per idea! Noi le parole le distruggiamo, a dozzine, a centinaia. Giorno per giorno stiamo riducendo il linguaggio all’osso…
George Orwell, 1984

…ognuno vien fatto uguale; dopo di che tutti sono felici, perché non ci sono montagne sullo sfondo delle quali si debba misurare la nostra statura! Ecco perché un libro è un fucile carico […] Diamolo alle fiamme! Castriamo la mente dell’uomo…
Ray Bradbury, Fahreniheit 451

Winston Smith e Guy Montag, rispettivamente i protagonisti dei due romanzi (poi opere cinematografiche) 19841 e Fahrenheit 4512, all’apparenza non hanno molto in comune (gracile e malaticcio il primo, piacente e benestante il secondo), ma la loro storia è un analogo tentativo di riscatto e di riappropriazione della propria individualità.
Nella pellicola di Richard Radford, il Winston orwelliano ci appare come uomo ossuto, provato da una vita di sottrazione del piacere e del comfort della modernità.
Truffaut invece rappresenta il Montag di Bradbury come un bell’uomo, immerso negli agi di un futuro prossimo, poco avvezzo alla sensazione di privazione e di dolore.
Del resto Montag ha una bella casa mentre Winston vive in un appartamento fatiscente; Montag ha una moglie seducente, Winston non ha neppure un’ombra di famiglia; Montag svolge un lavoro che lo rende fiero e temuto socialmente, Winston è addetto ad un’attività inutile e ripetitiva.
Eppure gli scenari sociali in cui sono calati i protagonisti delle due opere sono solo apparentemente diversi tra loro. Nell’universo di Fahrenheit 451 si respira un clima di libertà fittizia, e sebbene i cittadini non siano costretti a fare i conti con uno stato impoverito a causa della guerra (come in 1984), il libero arbitrio è pesantemente messo in crisi da un sistema sociale che bandisce la possibilità di accumulare conoscenza scritta e di tramandarla.
Un’analoga lotta alla conoscenza viene perpetuata in 1984 in cui, seppur la parola scritta non sia vietata, il linguaggio rischia l’impoverimento a causa della neolingua, una versione semplificata e povera della lingua tradizionale, continuamente aggiornata e costretta a perdere via via sempre più parole dal proprio vocabolario.
Se in Fahrenheit 451 la cultura libresca è messa al bando, con la relativa conseguenza di gettare i soggetti nell’oblio, in 1984 gli eventi che riguardano il passato e l’attualità vengono continuamente rimescolati in un calderone di notizie contrastanti che, analogamente, impediscono il sedimentarsi di una memoria storica.
In entrambi i romanzi gli uomini vivono in uno stato di esaltata ignoranza che implicitamente condurrebbe all’inibizione del pensiero autonomo e alla conseguente omologazione sociale. In ambedue le opere, i protagonisti lavorano inconsapevolmente alla demolizione della conoscenza: Montag ha di fatto il compito di bruciare i libri, detentori dell’infelicità, mentre Winston è addetto a cambiare le notizie che appariranno sui giornali, contribuendo così all’ammontare di caos informativo in cui vive. 

Le società di Fahrenheit 451 e di 1984 sono collocate in un futuro imprecisato dove vige un regime totalitario (meno visibile nel primo che nel secondo). Alla soppressione della libertà di pensiero e all’inibizione delle emozioni si associa poi una cultura videoschermica diffusa, interattiva e pervasiva rappresentata in primis da “Il Grande Fratello” orwelliano e dal programma televisivo “La Grande famiglia” inventato da Bradbury.
“Il Grande Fratello” preannuncia l’era dell’all eye seeing (l’occhio che tutto vede) della diffusione delle telecamere, del voyeurismo postmoderno e delle minacce alla privacy.
“La Grande Famiglia” (la trasmissione televisiva a cui partecipa da casa la moglie di Montag) invece prefigura un futuro dove l’intrattenimento leggero ed un consumo mediale spensierato prenderanno il posto di un consumo mediatico attento e consapevole.
Il processo di autocoscienza del sé viene penalizzato in 1984 dalla religione laica del culto del Grande Fratello, verso cui tendono tutte le attenzioni degli individui, e nella distrazione di massa in Fahrenheit 451, grazie agli effimeri programmi televisivi che tengono alla larga dall’impegno e dalla partecipazione ai temi sociali.
Montag e Winston, seppur diversi, saranno accomunati dallo stesso cammino verso l’autoconsapevolezza e la ribellione al sistema. La trasgressione delle norme sociali avverrà in entrambi i casi per via emozionale e non logica, con l’ingresso nelle vite dei protagonisti di una donna (Clarisse nel primo caso, Julia nel secondo).



1. George Orwell, 1984 , Mondadori, Milano 2002

2. Ray Bradbury, Fahrenheit 451, Mondadori, Milano, 2000