Breve storia del futuro di Jacques Attali

Nel Novecento raccontare la storia futura è stata prerogativa della fantascienza, ma i tempi cambiano ed è la sociologia oggi a disegnare le mappe del domani. Di questa pasta è fatto lo scenario immaginato da Attali, che, dalla discesa dei primati dagli alberi in avanti, scorre l’età del potere religioso e militare, giungendo ai nostri giorni, nati nel Duecento con l’avvento dell’era del mercante. Da allora si sono succedute nove forme di civiltà ruotanti intorno ad altrettanti cuori, città/territorio egemoniche: Bruges, Venezia, Anversa, Genova, Amsterdam, Londra, Boston, New York e Los Angeles, sotto il cui segno ancora viviamo.

Da qui Attali pre-visiona il futuro all’ombra di un vecchio dilemma aggiornato così: iperdemocrazia o barbarie? Il dubbio sarà sciolto intorno al 2060, prima bisognerà sopravvivere all’immediato futuro, un misto di nefandezze, dai terrorismi alla distruzione dell’ambiente. Un incubo? No, bazzecole, quel che seguirà sarà peggio. Alla globalizzazione seguirà un "super-impero", alle molteplici guerre locali un "super-conflitto", ci si sposterà incessantemente in ossequio forzato alla legge del mercato, innescando lotte intestine a catena fra nomadi e sedentari. Tutti contro tutti. Poi, ragionando e sperando, Attali conclude che il buon senso potrebbe prevalere. Sorgerà allora, una società transumana fondata su giustizia, solidarietà, benessere per tutti, un’iperdemocrazia in grado di temperare il mercato. Già… altrimenti, io speriamo che me la cavo.

g.f.

Jacques Attali

Titolo: Breve storia del futuro

Editore: Fazi, Milano, 2007

Pagine: 227

Prezzo: € 16,00

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tre lezioni sulla società postindustriale 
di
Daniel Cohen

Tre conferenze tenute dall’autore al Collége de France nel 2005. La prima lezione, “L’era delle fratture”, verte sulle trasformazioni che hanno caratterizzato i secoli XIX e XX e che hanno concorso a definire l’attuale assetto della società postindustriale. Le fratture considerate sono quattro, riguardanti le innovazioni tecnologiche (l’elettricità, l’informatica, ecc.) e quelle che hanno investito l’organizzazione del lavoro, la cultura (il Sessantotto) e la rivoluzione finanziaria.

A queste trasformazioni si aggiunge l’impatto della globalizzazione, con la divergenza tra l’immaginario collettivo proiettato dalla società dell’informazione e le identità territoriali, e con il divario crescente tra ricchezza e povertà su scala planetaria e su scala locale. Sono i temi della seconda lezione, “Nuova economia mondo”. La terza lezione mostra come le contraddizioni che si manifestano all’interno della cosiddetta nuova economia dell’informazione – scaturita proprio dalle fratture prese in esame nei due capitoli precedenti – mettano a repentaglio soprattutto il modello sociale europeo, poiché, spiega Cohen, “La società industriale collegava un mondo di produzione a un sistema di protezione e di welfare…. La società postindustriale tende invece a separare le due sfere, segnando così l’inizio di una nuova era, dove il dominio assoluto del mercato non crea più tra chi partecipa un’evidente comunità di destini e di interessi, un orizzonte sociale condiviso”.

g.f.

Daniel Cohen

Titolo: Tre lezioni sulla società postindustriale

Editore: Garzanti

Pagine: 112

Prezzo: € 11.00

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il doppio sogno di Stanley Kubrick  
(a cura di) Luigi Cimmino, Daniele Dottorini, Giorgio Pangaro 

Eyes Wide Shut, l’ultima, soffertissima opera di Stanley Kubrick, ha richiesto due anni di lavoro e, come per tutte le sue precedenti pellicole, ha suscitato giudizi contrastanti: fallimento totale o ennesimo capolavoro? Una banale storia di matrimonio borghese sull’orlo del precipizio o qualcosa di più sottile e profondo?

I curatori di questa raccolta di saggi, consapevoli della impossibilità di una lettura univoca e/o definitiva del film, così come di tutta l’opera di Kubrick, chiariscono nella Nota introduttiva che gli interventi (prevalentemente a cura di germanisti ed esperti di cinema) non hanno la pretesa di costituire un corpus organico per stili di lettura, metodi o prospettive di analisi ma, anzi, sono il frutto di un seminario di studi in cui ogni autore era totalmente all’oscuro della sostanza degli altri contributi presentati nonché libero di scegliere l’approccio preferito al tema del seminario.

Il testo è nettamente diviso in due parti, S/K (le analisi partono dal testo letterario) e K/S (più concentrata sulla lettura kubrickiana del testo di Schnitzler); non meno significativo ma più defilato rispetto al tema centrale, l’ultimo saggio è dedicato alla musica del film.

Nel complesso, pur da angolazioni e con argomentazioni decisamente eterogenee, c’è un convergere dei contributi sul riconoscimento dell’autonomia del testo kubrickiano rispetto al racconto di Schnitzler. Ogni contributo, infine, è corredato da accurate, seppure sintetiche, bibliografie di riferimento.

Lucio Celot

Luigi Cimmino, Daniele Dottorini, Giorgio Pangaro (a cura di)

Titolo: Il doppio sogno di Stanley Kubrick. Traumnovelle/Eyes Wide Shut: contributi per una lettura comparata

Editore: Il Castoro, Milano 2007

Pagine: 280

Prezzo: € 18,00