Gilgamesh e suo fratello James Bond
di Gennaro Fucile
Se vi capita di essere a Londra e di non avere i soldi contati, fate in modo di trovarvi in Camden Town e prendere un aperitivo nei paraggi di Camden Lock Bridge, in Chalk Farm Road, dove ha sede il ristorante (ma anche lounge bar) Gilgamesh. Ordinate un Martini, senza scervellarvi ricercando cocktail esotici, perché in questo caso è il bar che fa l’atmosfera. Infatti, una volta dentro, vi troverete immersi in uno spazio integralmente ispirato allo stile mesopotamico, coerentemente con l’eroe a cui è dedicato, il protagonista di un’epica scritta in caratteri cuneiformi su tavolette d’argilla circa 3.000 anni fa. Sorseggiate il Martini, date uno sguardo intorno e tra il piacere della pausa e quella della vostra eventuale compagnia, scoprirete anche di che cosa si occupa Quaderni D’Altri Tempi. Mito e letteratura, consumo, tempo libero e cultura, micronarrazioni di massa, arte e oggetti quotidiani, la civiltà materiale rielaborata dall’immaginazione e di conseguenza ri-modellata dando luogo a nuove suggestioni in un processo infinito. L’estetizzazione del mondo, dalle pratiche individuali a quelle collettive, dei singoli e delle imprese, dalle attività di comunicazione a quelle artistiche. Pop e avanguardia, massa ed élite, polarità della vecchia dialettica che, come il Martini di 007, si ritrovano oggi serviti ben agitati, non mescolati.
Il Gilgamesh non dispiacerebbe ai personaggi di Philip J. Farmer, che gli appassionati di fantascienza ben conoscono, eroi sempre alle prese con protagonisti del mito, della storia e della fiction.
Un locale del genere non è un’esperienza solitaria, solo in Italia ce ne sono dedicati/ispirati a Stanley Kubrik, a Woody Allen e James Bond, giusto per citarne alcuni. Sotto il luccichio dorato dei rivestimenti del Gilgamesh si cela quell’oscuro che noi tentiamo di scrutare (per parafrasare Philip K. Dick), quel nesso e quella opposizione tra immaginazione e potere che ora si può leggere come nuovo payoff di Quaderni D’Altri Tempi, in luogo del precedente Fantascienza e cultura di massa. Noi scrutiamo l’oscuro dei fenomeni, dicevamo, ne osserviamo il versante culturale e cerchiamo conforto nei dati reali, puntiamo a coniugare speculazione teorica e inchiesta, lavoriamo d’immaginazione e di documentazione. Sociologia culturale in un mondo che i vecchi scrittori di fantascienza immaginavano, fantasticavano anche ingenuamente e che invece si è realizzato nella sostanza, non certo nella previsione del singolo gadget tecnologico. Il mondo nuovo così ben riassunto dal Gilgamesh (quello londinese) che abbiamo preso ad esempio. Non è l’unico cambiamento apportato, dopo averci girato parecchio intorno, veniamo al cuore di questo numero: ebbene sì, abbiamo modificato periodicità, grafica, articolazione e nome delle sezioni. Modifiche che si accompagnano alla crescita di questo progetto, alle adesioni e i consensi che raccoglie, alla moltiplicazione delle idee e delle passioni che lo sostengono. Abbiamo con i vecchi ingredienti creato un nuovo cocktail. Eccolo, shaken, not stirred, naturalmente.
indietro space avanti
copbgk02.jpg