Dentro l’inferno bianco,
nel cuore del Nulla


The Terror
Stagioni: 1
Episodi: 10
Ideatore: David Kajganich
Soggetto: Dan Simmons
Produzione: Ridley Scott
Rete/Sito:
AMC/Amazon Prime, 2018


The Terror
Stagioni: 1
Episodi: 10
Ideatore: David Kajganich
Soggetto: Dan Simmons
Produzione: Ridley Scott
Rete/Sito:
AMC/Amazon Prime, 2018


Gloria o perdizione sono le due facce della stessa medaglia quando si parla di eroi e di scoperte; d’altronde di esploratori morti, di alpinisti perduti, di avventurieri mai più tornati ne sono pieni crepacci, paludi, deserti. Eroi destinati alla costante propensione verso qualcosa d’altro, insaziabili e mai contenti, il cui obiettivo unico è raggiungere una meta, ma solo per godere un attimo, solo un istante di gloria, per poi sprofondare nuovamente nella ricerca di altro: nuovi stimoli, nuove avventure, nuove vette, magari più alte, sperdute, irraggiungibili. Agli eroi non interessa la testa del mostro, agli eroi interessa combatterlo. Un’intera filosofia spiccia e pop dell’importanza del viaggio piuttosto che della metà ha sempre fatto breccia nei cuori occidentali, il raggiungimento di un obiettivo è nulla senza il duro lavoro, la fatica per raggiungerlo. Basti pensare ai videogiochi: per finirli e arrivare alla conclusione ci si impiegano ore e giorni, imprecazioni e diottrie e rendersi sempre più conto che è molto più divertente giocarli che finirli. O gli horror: il mostro è spaventoso finché non si vede, scoperto poi a fine film cosa resta? L’attesa del piacere non è essa stessa il piacere? Tuttavia se questa visione on the road e da beat generation non è mai passata di moda (soprattutto) nelle ultime generazioni, un tempo, quando veramente al di là dell’Oceano c’era il Nulla, i mostri popolavano le terre selvagge e le cime delle montagne si raggiungevano solo con corde e geloni, gli eroi-avventurieri-esploratori erano soprattutto dei folli a cui qualcuno dava ascolto. Degli splendidi folli: incoscienti e brillanti come fuochi d’artificio.
La loro era pazzia allo stato puro, era ignoranza, la loro meta era solo un puntino confuso nella mappa, un’idea che qualche cartografo avrebbe dovuto abbozzare, era solo una scusa per andare, tuttavia essi divennero la ruota motrice di uno sviluppo che non poteva più fermarsi, di un mondo che doveva diventare più grande, che doveva espandersi e mostrarsi come veramente era, scevro di superstizioni e supposizioni, ma reale e conosciuto. Non importa quanti morti venissero lasciati dietro, le malattie contratte, gli attacchi di popolazioni indigene, gli ammutinamenti, gli scalpi, le bestie feroci, nulla aveva importanza perché Dio e la Patria guidavano i passi di quegli europei così smaniosi di allargarsi, di conoscere, di vedere, toccare, conquistare da far chiaramente capire che non solo erano folli, ma anche incredibilmente arroganti. La tracotanza allo stato puro: riuscire laddove nessuno era riuscito e vincere tutto e tutti, persino l’oblio, per la conquista della gloria eterna.

The Terror è la serie televisiva epica che aiuta a percepire come, un passaggio a nord, utile per i commerci, possa diventare una lotta esistenziale che afferra, scuote, affonda e annega le certezze, le convinzioni e di una civiltà che brama di peccare di tracotanza. Tratto dall’omonimo romanzo di Dan Simmons edito nel 2007 e uscito in Italia con il titolo La scomparsa dell’Erebus, la serie narra della fallimentare quanto sventurata missione di esplorazione artica delle navi della marina inglese Erebus e Terror incentrandosi sulle vite di alcuni dei protagonisti tra cui il meraviglioso Capitano Crozier (un immenso Jared Harris), il buono ma sfortunato Dr Goodsir (uno sconosciuto Paul Ready) e l’infido Mr Hickey (un altrettanto bravo ma mai visto Adam Nagaitis), mettendo assieme i pezzi di realtà storica e cucendo un patchwork fatto di mitologia inuit, risvolti horror e storia leggendaria. Simmons nel suo libro e David Kajganich nella serie tv ricostruiscono i fatti sconosciuti della sorte dell’Erebus e della Terror costruendo attorno ad alcuni punti fissi una rete di avvenimenti scanditi e dettati dal Tempo infame, che senza misericordia o pietà, logora i marinai nel corpo e soprattutto nella mente.
I destini di questi “eroi” sono dipinti sulla tela bianca dei grandi spazi artici: prima a bordo delle maestose navi, orgoglio della marina britannica, poi sui ghiacci intonsi e infine tra le brulle e aride pietre. Le pennellate sono lente, la serie televisiva si prende tutto il tempo che le occorre, i ritmi all’inizio hanno la stessa velocità dell’incidere della nave nei ghiacci artici. Il cielo incombe pesante sopra le navi, il freddo è palpabile anche seduti comodi sul divano, il bianco dei ghiacci e il sole grigio danno un senso di claustrofobia, di pesantezza e ansia. Tutto sembra immobile, perenne, poi il bianco si macchia di rosso.

Quando le navi perdono la battaglia contro la natura, gli uomini sono costretti a combatterla a mani nude quella Natura infida e sconosciuta: perdendo miseramente. Il Dio che Cammina della mitologia Inuit, il Tuunbaq, si palesa nel suo essere più mostruoso e temibile e falcia le vite dei marinai senza curarsi di gradi, stellette o onori. Con una ferocia animalesca e mostruosa il Tuunbaq mostra al marinaio inglese e al capitano della marina che nella morte sono tutti uguali, mentre lacera le loro carni, sfregia i loro visi e apre i loro toraci conferisce a quegli uomini arroganti una chiara lezione: ci sono dei limiti che non vanno superati e ci sono delle terre che non vanno calpestate.
Il Tuunbaq, come tutte le divinità pagane, è destinato a perire sotto i colpi della ragion pura europea, sono animali leggendari destinati a essere cacciati dalla tecnologia occidentale e dal progresso che muove il mondo, ma per adesso, in quelle lande bianche e rumorose come il silenzio più assordante, i marinai della Terror e dell’Erebus sono soli alla mercé di antiche e implacabili leggende. Tuttavia se il Tuunbaq fosse l’unico problema la soluzione si troverebbe, ma il vero motivo per cui la missione si dissolve in una catastrofe è, come sempre, la debolezza dell’essere umano. Fiaccati nello spirito, isolati dal mondo, malati, infetti da botulismo e scorbuto, avvelenati dal piombo che si trova nel loro stesso cibo, affamati, sconfitti, pazzi, i protagonisti di quest’Odissea moderna si ritrovano a rinunciare a tutto per sopravvivere, persino la loro morale. Se da una parte il capitano Crozier continua a lottare per essere sempre e comunque un essere umano, il gruppo di ammutinati guidati da uno spiritato Hickey ritrova il suo grado zero e, macchiatosi già di tradimento, si sporca anche di cannibalismo e assassinio.
Due facce della stessa moneta, l’essere umano, che viene lanciata in aria dalla mano invisibile dell’arroganza e che gira su sé stessa fino a cadere a terra, rimbalzando e tintinnando, in ansiosa attesa di scoprire che lato questa volta l’uomo mostrerà. Un uomo in preda al terrore più assoluto può essere mostro o eroe, è il percorso che ne delinea le fattezze.

The Terror è assolutamente una serie da guardare: già solo per comprendere entusiasti che il titolo c’entra ben poco con la nave, ma con la sensazione di impotenza e inadeguatezza che si prova. Ci si sente a disagio, ci si sente malati, in pericolo, soffocati da quel silenzio (compresa l’assenza quasi assoluta di una colonna sonora, e se c’è non la si nota, smorzata dal rumore del ghiaccio e del vento), da tutto quel bianco che prende alla gola e al petto. Si prova disgusto per quei ranci freddi e dall’aspetto muffoso e sporco, ci si sente al freddo nel vederli con le barbe gelate, le dita mozze, i cappotti che nemmeno per andare a raccogliere le erbe di montagna metteresti, ci si sente perduti, soli e terrorizzati.
Ci si sente come i protagonisti de La Cosa (1982) di Carpenter, uniti contro un mostro, ma soli contro tutti gli altri, nessuno di cui fidarsi, nessuno a cui rinunciare per sopravvivere, spersi tutti nel bianco siderale. Tuttavia The Terror è una storia di uomini, prima che di mostri, se escludiamo il Tuunbaq i pericoli sì, sono Mr Hackey e i suoi ammutinati, ma le loro storie rivelano vite di privazioni, di rifiuti, di sconfitte, di fughe e di voglia di ricominciare. Lo stesso Hackey imbarcatosi per scappare dal suo passato, durante il viaggio non sembra quasi disposto a raggiungere il suo futuro, ma più intenzionato a trovare la sua fine in un faccia a faccia con il Tuunbaq. La sua atroce morte (forse una delle scene più intense della serie) è la dimostrazione che a morire, dimenticato, non è un infimo assassino, ma un uomo, un semplice uomo che non voleva essere schiavo di altri, nemmeno del suo destino. Estremamente interessante è che, nello stesso momento, trova la morte anche la creatura, lasciando infine completamente solo il Capitano Crozier, senza più nessuno, senza più nemici, senza più amici. Solo. Solo in mezzo al nulla. Probabilmente la quintessenza del terrore.
The terror, the terror, the open terror, per parafrasare il titolo della nona puntata.

Letture
Visioni
  • John Carpenter, La cosa, Universal Pictures, 2012 (home video).