Autoritratto composito
di un io lirico e prismatico

Carola Susani
C’è un’altra!
Postafazione di Tommaso Giartosio

Marietti 1820, Bologna, 2025.
pp. 88, € 12,00

Carola Susani
C’è un’altra!
Postafazione di Tommaso Giartosio

Marietti 1820, Bologna, 2025.
pp. 88, € 12,00


Come ci si sente ad ascoltare la voce dell’altro da sé che torna e ritorna rettilinea tra i pensieri, guardinga negli entusiasmi, sorgiva nella fine? La risposta è nell’esordio poetico di Carola Susani, dal titolo C’è un’altra!, raccolta di versi pubblicata in primavera da “Marietti1820” e con la Postfazione di Tommaso Giartosio. Tra toni sussurrati, allegri, piani, l’autrice ci racconta di un’altra, di altri, di altro, che la accompagnano tra i sassi e le nuvole delle sue giornate.

“C’è un’altra
che mi cammina accanto
e non è vera,
è la sua vita segreta
che racconto, mica la mia
che non ha mistero”.

Sono questi i versi di apertura della silloge, quelli in cui facciamo conoscenza di un’altra Carola, un’ombra della stessa, ma forse più avvertita rispetto alla vera essenza delle cose, un’alterità in grado di identificare il profilo più profondo e vero del vivere. Senza scomodare l’assunto rimbaudiano dell’«Io è un altro», oggi più che mai l’io è sintesi delle molte alterità con cui comunica, grazie a cui esperisce il mondo, in cui si rivede o da cui si differenzia. È un io sinfonico e prismatico. Del resto, già in Pecore vive, antologia di racconti finalista al Premio Strega nel 2007, l’autrice ci presentava donne che con modelli altri si confrontavano, maturavano, trovavano un loro equilibrio. Questo sembra suggerirci Susani anche nei suoi versi: ciascuno è abitato da un’alterità a cui è imprescindibile dare voce per capire quello che il nostro io non ha sempre possibilità o coraggio di vedere. L’altra, a cui è dedicata la prima parte della silloge, Sonno, è colei che sa disciplinare sentimenti della stessa Carola, in prima battuta rispetto all’amore. È l’altra a riconoscere nella persona prediletta e rincorsa la misura della propria illusione, a identificare l’amore come “fedeltà all’inconsistenza”, come il “grigio dell’assenza”. L’amore è assimilato a una fantasticheria, a un castello di sabbia dalle finestre serrate e dalle stanze senza vita. E questo l’altra lo sa, proprio in virtù della sua prospettiva distanziata e pertanto più obiettiva. L’altra mostra il dissolversi di un bacio, incoraggiato solo dal sogno e mai concesso per davvero, disvela l’inganno di un sentimento che detta versi a un ignaro tu. L’altra sbarra la strada alle attese, manda in volo i sogni senza radici, narra una storia dove i nomi dell’amato, insieme ai suoi gesti, spariscono in dissolvenza perché mai accaduti. Registra come delirio la cura e la premura per un amore senza sostanza, per “l’ombra lucente / del non”. L’altra vive in questo non, ne è testimone implacabile, scolora per negazione l’incredibile e l’indicibile.

Relazioni che cambiano la vita
Alterità tuttavia non è solo l’altra in sé, ma è anche l’altro da sé, come evidente nella seconda sezione della raccolta, L’ospite. In questo spazio si presta ascolto a lessici e miti familiari in grado di spiegare l’esistere sotto aspetti rassicuranti, laddove amiche, amici si allontanano, imboccano strade parallele, riempiono il tempo di assenze insanabili, di “senza” e di nuovi “non”, di ombre che svaniscono lasciando dietro solo finali privi di trame, l’«affastellarsi di bellissime chiose / senza un testo». Altri sono gli adulti ammirati da bambini, quando la loro altezza non appariva ancora fuori misura rispetto ai gesti, quando i loro canti intorno alla tavolata delle feste non suonavano ancora come elegia. Altro è un padre che prova a riscrivere la linea del tempo per allungarla, accorciarla, arrestarla, senza mai allearsi per davvero con l’imponderabile e l’ingovernabile. È una madre che, al contrario, ha il proposito di passare leggera e senza forma in un mondo di sfoggio e mostra, certa che il riconoscimento passi per altri segni. Altro è un “mondo mai vivo /mai morto mai sepolto”, come quel Cristo, che Susani spera si faccia di nuovo vita, altra vita, nella valle di Emmaus. Altra è la giustizia terrena e precaria, promessa e mai mantenuta, che scivola via al solo nominarla.

Il valore del tempo
Altro è il trionfo dello stare al mondo, malgrado tutto, come ci dice l’ultima parte del libro Trionfi, per l’appunto. Perché tutta la Storia può rinnovarsi in un’altra narrazione e in un altro finale. Così per le città del passato la Susani riconosce un qualche rivincita sulla rovina a cui furono condannate in diversi modi. Creta, dedita alle danze, fu sopraffatta dall’impeto dei Dori, assegnati a loro volta a sconfitta futura. Cartagine fu cosparsa di sale, presto sciolto dalla pioggia. Ugarit fu sommersa da un popolo di mare mentre segnava con il cuneo le prime note dell’umanità. Babilonia sorseggiava birra insieme alle sue donne all’ombra della sera e dell’Hammurabi di turno. Troia, incenerita sotto un nome, rinasceva come Ilio o come mille appellativi ancora. Altro è il trionfo della pianta che aderisce al tempo senza conoscerlo; è il trionfo dell’animale che si inventa l’innocenza nell’umana spietatezza; è il trionfo della “danza di passi” ai confini con l’eterno silenzio. È il mistero dell’euforia di vita nella terra dei non.

Letture
  • Carola Susani, Pecore vive, minimum fax, Roma, 2006.